Giornale di Sicilia: “Lupo non ci sta: «Ingiusto cacciarmi così»”
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” ha riportato la reazione di Fabio Lupo dopo l’addio al Palermo per volere di Zamparini. Ecco quanto si legge:
“Un divorzio destinato a lasciare strascichi. Ieri si è concluso ufficialmente il breve matrimonio tra il Palermo e Fabio Lupo, ennesimo dirigente esonerato da Zamparini, stavolta al termine di settimane in cui i dissapori tra i due hanno fatto notizia al pari della crisi vissuta dalla squadra. Una crisi per la quale il patron ha deciso di far saltare la testa del direttore abruzzese, rimpiazzato da Valoti: «Penso che sia compito del patron e del presidente dare la struttura più idonea per satire in Serie A – ammette Zamparini al sito ufficiale del club – sono anche costi in più. Non ero in sintonia con Lupo per un certo lavoro fatto a gennaio sul mercato, soprattutto non ero in sintonia per la mancanza di vicinanza del direttore sportivo con la squadra. Ho preso Valoti affinché dia un aiuto ai ragazzi e aIl’allenatore, con una grinta maggiore di Lupo che si comportava da signore e mancava in questo. Una scelta nella quale pesa anche l’influenza dei consiglieri del patron, sebbene lo stesso Zamparini rivendichi la paternità della decisione di questo cambio dirigenziale: «Esistono dei consulenti vicino a me, ma molti mi disegnano come un cretino. Quando prendo una decisione li informo. Ho chiamato anche il presidente dell’Albinoleffe per avere della informazioni, cosi come quello del Sudtirol». Chi non accetta queste motivazioni, però, è lo stesso Lupo, che ieri ha salutato la squadra ed è rimasto a Palermo: «Probabilmente confonde le buone maniere con l’assenza di grinta, cosi l’ormai ex dirigente rosanero cornmenta le parole di Zamparini, rispedendo al mittente le accuse di poco mordente nei confronti della squadra: «Il presidente ha parlato di mancanza di empatia, poi di mancanza di grinta e di mancate condivisioni sul mercato. Mi sembrano argomentazioni fragili, non c’è una ragione concreta evidentemente. Forse ce ne sarà qualcuna più oscura». Quella delle «spinte» dei consulenti, appunto, che però non hanno influenzato il suo lavoro in questi mesi: «Ho sempre agito in autonomia, condividendo le scelte con presidente e allenatore. La mia trasparenza non è stata intaccata dagli agenti più influenti come Curkovic, col quale il rapporto è stato corretto, come durante la finestra per le nazionali. Con lo stesso Di Marzio non ho mai avuto influenze. Poi magari, essendo vicini al presidente, avranno avallato o meno certe mie operazioni, ma non hanno mai influito a tal punto». Rimane comunque un addio amaro: «Ho sperato fino all’ultimo di restare, ma avrebbe avuto un senso solo con un ruolo di grande responsabilità, non quello di passacarte. Resta un esonero ingiusto»”.