Giornale di Sicilia: “Lopez: «Palermo, ti salvo io». Il tecnico confessa: «Ci credevo prima, figurarsi ora. Penso già al 28 maggio…»”
“Niente proclami, niente gesti plateali. Solo il lavoro, a testa alta. con un obbligo morale mai nascosto: crederci. Ci credeva quando ha preso l’aereo da Montevideo, Diego Lopez; e ci crede ancor di piti oggi che il suo Palermo ha ottenuto quattro punti in due partite. Che partite, poi: una sfida impossibile a Napoli e uno scontro diretto col Crotone. Le due partite che hanno mostrato ai palermitani quali siano le reali intenzioni del “jefe” il comandante, uno dei soprannomi di Lopez «Merno», usato dallo stesso allenatore. Sulla propria pagina Twitter. Uno spirito combattivo, fatto di poche chiacchiere e tanta fatica. Quella che in dodici anni lo ha portato dall’essere uno dei tanti a diventare il capitano del Cagliari e che adesso ha iniziato a convertire. anche tanti scettici di fede rosanero.
Lopez lei ha detto sin dal primo giorno di credere nella salvezza: «Una convinzione sua o qualcuno l’ha spinta a crederci davvero? «Nel momento in cui ho deciso di accettare, sapevo di andare incontro ad una situazione complicata. Allo stesso tempo ci credevo di mio. Io sono cosi, quando mi si presenta una situazione vado solo se ci credo, poi ho parlato col presidente e li ho capito che non ero il solo, perché mi ha proposto un contratto di un anno e mezzo parlandomi sempre e solo di questa stagione».
Quando è stato contattato dal Palermo? «La chiamata è arrivata dopo Palermo-Inter. Quando Corini si dimesso. Ero rimasto in Uruguay dopo le feste, mentre la mia famiglia tornata a Cagliari. Ho visto la partita dei rosanero e il lunedi è arrivata la chiamata del ds Salerno. Sono partito subito verso Milano».
Da lì, primo con Zamparini dopo un’intera giornata di attesa. Non ha temuto che potesse tentare un nuovo colpo ad effetto? «No, la sua volontà era chiara, il direttore aveva già parlato con lui. Quell’attesa però è stata un po’ lunga, questo è vero. É arrivato verso le otto di sera, mentre io sono arrivato a mezzogiorno a Malpensa, però non ho mai temuto alcun tipo di ripensamento, sulla sua decisione».
Il presidente non è mai stato malleabile con i suoi allenatori. Lei ha già avuto modo di sentire la sua pressione? «É normale, ho già vissuto una situazione del genere a Cagliari con Cellino. E mica l’ho avuto solo per due anni, l’ho avuto per dodici anni, considerando quando giocavo. Entrambi vogliono sapere tutto ed è giusto condividere le proprie idee. Alla fine il presidente e deve sapere tutto».
Adesso che conosce meglio il gruppo, cosa pensa della sua squadra? «Ho toccato con mano la situazione e adesso stiamo giocando solo al 70-80 per cento. Dobbiamo crederci tutti insieme attraverso il lavoro».
I tifosi, invece? Pensa di poterli convincere a credere nella salvezza? «Quando sono arrivato l’ambiente era un po’ depresso. Dopo la partita di Napoli si è vista una squadra e questo carattere è stato trasmesso alla gente. Peccato che subito dopo ci sia stato l’ultimo giorno di mercato e la gente si sia depressa nuovamente».
Una depressione che si nota allo stadio. Il “Barbera” non e più quello di una volta. «Sono già stato qui da avversario ed era un altro stadio. Non servono però le chiacchiere, la gente la si porta allo stadio con i fatti, dimostrando cosa può fare questa squadra. Abbiamo fatto un ottimo risultato a Napoli e poi abbiamo vinto, migliorandoci, contro il Crotone».
A proposito di Napoli: cosa ha pensato dopo il gol di Nestorovski? «Non ho pensato. Ho esultato e basta, anche perché un gol nato da un’azione su palla inattiva studiata la mattina stessa».
E sull’errore di Posavec? «Li ho pensato che fosse un peccato, ma per il ragazzo. Ha fatto delle parate importanti e ha preso gol sulla palla più facile. In quell’occasione però ho visto una squadra unita, il momento chiave della partita tutto li. La squadra e soprattutto il nostro portiere non si sono depressi, Posavec ha fatto subito una gran parata dimostrando di avere personalità. La partita fatta dal Napoli a Bologna ha dato più valore al nostro risultato…»
Dopo queste partite, la capita di trovare gente che le chiede la salvezza? «Si. Da questo punto di vista, palermitani e cagliaritani si somigliano. Gente normale, tutti sono tifosi del Palermo. Se vai al bar o al ristorante, trovi sempre gente che tifa per il Palermo»
Lei cagliaritano d’adozione, ma quando arrivato a Palermo ha fatto un parallelismo tra le due città. Quali differenze ha riscontrato, invece? «La differenza sta nella grandezza, Palermo più grande di Cagliari. Qui c’é più gente, ma mi trovo benissimo qui. Mi piace, anche se un po’ più caotica di Cagliari».
Ha avuto modo di girare per la città in queste prime settimane a Palermo? «Conoscevo già Palermo, non da turista però. Sono venuto sempre qui da avversario. Adesso non ho visto molto. Solo campo e casa».
Torniamo al campo, allora: lei si salvo da giocatore col Cagliari in condizioni simili a quelle del Palermo di oggi e disse che il merito di Ballardini fu quello di spronare i pilastri del gruppo. Lei nella sua squadra li ha già individuati? «Più che individuare dei pilastri, io ho individuato la voglia. Ho individuato la voglia di salvarci, la voglia di far bene e tirarci fuori da questa situazione. Questo sin da subito. Ho fatto l’esempio di Gazzi dopo Napoli-Palermo, che è stato presente a dar consigli pur non dovendo giocare. Quando uno non deve giocare, solitamente, rallenta durante la settimana. Con questa squadra invece non è successo e l’ho notato anche con Gonzalez e Goldaniga».
Crede che il gruppo abbia già assimilato il suo messaggio? «Il gruppo unito e aveva due strade da prendere. Ha preso quella giusta, quella per ribaltare questa situazione. Certo, si può migliorare col lavoro quotidiano, ma lo stiamo facendo».
Atalanta e Juventus non sono proprio le avversarie migliori da affrontare in questo momento… «Per noi sono tutte partite importanti per far punti, dobbiamo prepararle tutte per questo obiettivo. Se giochiamo come squadra, possiamo andare ovunque. Individualmente si fa poco».
Ultima di campionato, 28 maggio, Lopez portato in trionfo per una salvezza insperata: le capita mai di pensarci? «Ovvio che ci penso, ma devo anche essere realista. Giusto pensare ad una partita alla volta, ora serve solo grande concentrazione. Dobbiamo cercare di fare punti, non possiamo pensare oltre la prossima partita. Ora pensiamo solo all’ Atalanta»”. Questa l’intervista integrale di Diego Lopez realizzata da “Il Giornale di Sicilia”.