“Ci sono quelli che non sgarrano mai, i «secchioni» e quelli più discoli, capricciosi da mettere in riga con i quali avere a che fare. A metterla così sembra di vedere una classe di scolari guidati da un maestro. Invece, è una descrizione che si sposa con quella di tanti spogliatoi. Giocatori che devono seguire le regole di un maestro che in questo caso non è l’allenatore, ma il dietista. Leandro Carollo, 41 anni, palermitano, nutrizionista. Il suo mondo ha incrociato quello del calcio nel 2007, quando inizia la sua collaborazione col Palermo Calcio che poi si concluderà nel 2013. Ruolo ingrato quanto determinante nello sport. Visto come un «nemico» da chi non riesce a resistere alle tentazioni della gola e come una guida da chi, invece, segue alla lettera le regole della sana alimentazione. La sua storia prosegue anche nel Trapani e a Malta, nel Floriana, squadra allenata da Giovanni Tedesco e ora allo Zenit San Pietroburgo di Roberto Mancini. Ma gli anni di Palermo fino ad oggi sono quelli più ricchi di aneddoti, storie di calciatori. Dottore Carollo, il legame tra il suo mondo e quello per lo sport è nato per caso o nasce anche dalla passione? «Nasce tutto per caso. Su indicazione di Roberto Matracia, all’epoca responsabile del settore medico del Palermo, sono stato chiamato da Rino Foschi e da quel momento è iniziata la mia avventura nel mondo dello sport». Parliamo del Palermo. Lei ha collaborato con la società rosanero dal 2007 al 2013. Di cosa si è occupato principalmente? «Mi occupavo della gestione dello stato di salute del giocatore perché solo osservando il peso di un atleta ci si accorge di tante cose. L’esempio più lampante della mia avventura in rosanero è Hernandez: si rompeva subito, a inizio stagione. Sono riuscito a gestirlo e non ha avuto quasi più problemi». Come mai è finita la collaborazione col Palermo? «Con la retrocessione del 2013 certi equilibri del gruppo si sono incrinati. Alla fine si è trattato di una volontà comune, nessun tipo di dissidio, era semplicemente terminato un ciclo». Colantuono, Guidolin, Ballardini, Zenga, Rossi, Cosmi, Pioli, Mangia, Mutti, Sannino, Gasperini, Malesani. Questo è il lungo elenco di allenatori che ha visto negli anni a Palermo. C’è qualcuno a cui è rimasto particolarmente legato? «Merito di Zamparini che mi ha fatto conoscere una quarantina di allenatori…(sorride, ndr). Sicuramente con Rossi si è instaurato un ottimo rapporto e l’amicizia dura ancora nel tempo perché ci sentiamo spesso. Mentre a Trapani ho ritrovato Cosmi e anche con lui c’è una bella intesa». C’è stato un tecnico che le ha mai chiesto: dottore, mi deve rimettere in forma quel giocatore perché ha preso troppi chili? «Beh, ad esempio Rossi mi chiedeva di tenere sotto controllo Miccoli. Il capitano, infatti, qualche problemino muscolare a causa del sovrappeso lo ha avuto. Poi, però, io e Rossi lo perdonavamo per le magie che faceva vedere in campo. Il direttore Sabatini, invece, mi chiedeva di tenere sottocchio Hernandez 24 ore su 24, anche fuori dal campo». Sappiamo che gli sportivi, e nella fattispecie i calciatori, sono gli esempi dei fisici perfetti. Ma c’è un giocatore che lei vedeva come esempio per la forma fisica e per la sua alimentazione? «Giulio Migliaccio, senza ombra di dubbio. Ragazzo sempre preciso e puntuale e se ha continuato a giocare ad alti livelli, è soprattutto per come è riuscito a gestire il suo corpo». C’era qualcuno fissato con la sana alimentazione o che magari veniva spesso a chiederle consigli? «Con Balzaretti era un continuo messaggiarsi su WhatsApp, mi chiedeva sempre consigli e anche Nocerino teneva molto all’alimentazione. E poi Cavani: anche lui mi chiedeva consigli di continuo e con lui è nato un bellissimo rapporto e continua a scrivermi da Parigi per avere suggerimenti». Anche Dybala è arrivato con un fisico gracilino, anche più di Cavani. «Infatti, anche su di lui ho lavorato tantissimo e c’è ancora un rapporto di affetto. Ci scriviamo spesso». E il più goloso, invece? «Amauri era terrificante (scherza, ndr). Amava troppo la cucina palermitana, difficile trattenerlo così come Miccoli. Molti, invece, provavano a nascondersi, ma tanto poi io li beccavo con i controlli. Uno di questi era sempre Hernandez». Adesso questa esperienza in Russia. Com’è nata la possibilità di andare a collaborare con lo Zenit? «A dicembre scorso sono stato relatore della conferenza nazionale col gruppo scientifico delle Lega Serie B. C’era il preparatore di Mancini, Ivan Carminati che poi mi ha contattato».
Allo Zenit ha trovato Mancini. Che rapporto ha con lui, che tipo è? «Il rapporto si sta creando a poco a poco. Mancini è molto attento all’alimentazione, basta vedere il suo fisico. Gli basterebbero un paio di allenamenti per tornare in campo…Dal punto di vista umano mi sto trovando molto bene, ci sono delle ottime persone nel suo staff». Progetti per il futuro? Un ritorno a Palermo magari? «I capitoli chiusi non esistono e sono aperto a qualsiasi opportunit໓. Questo quanto si legge nell’edizione odierna del “Giornale di Sicilia”.