“Il tema centrale rimane il fallimento del Palermo: c’era, non c’era, andava dichiarato, la società era veramente insolvente e non in grado di far fronte ai propri debiti? Il giudice delegato orientò i periti? Uno di loro, Daniele Santoro, poteva essere nominato visti i rapporti professionali e personali con Giammarva? Intercettato Sidoti parlava apertamente, forse troppo, con numerosissime persone di quel che pensava dell’istanza: «Un lavoro indecente della Procura – diceva ad una collega il 22 dicembre -. Si misero nelle mani di questi consulenti della Guardia di Finanza, che su queste cose ha sbroccato completo. Aspettiamo di vedere tutti gli atti, ma lì in udienza proprio la sensazione di pochezza, di inadeguatezza… questi non sono i processi penali, che vai e te la discuti in dibattimento… la stessa consulenza sbaglia conti matematici». E alla collega Vacca il 31 dicembre scorso ripeteva: «Cercherò di fare l’impossibile per salvare la situazione perché francamente non è solo il problema della catastrofe in sé (il fallimento, ndr) , il problema è che non ci sono creditori che stanno bussando alla porta». Santoro era sulla stessa linea ma un collega commercialista gli aveva detto che non essendoci i presupposti per il solo Palermo, il fallimento doveva essere esteso a tutto il gruppo Zamparini e che dunque la competenza non sarebbe più del tribunale del capoluogo. A quel punto Santoro avrebbe osservato: «Colaci (consulente dei pm) qualcosa l’aveva capita». Di fronte a questi elementi i pm sono tornati a valutare se ci sono o meno i presupposti per riproporre l’istanza. Quella che Sidoti definiva la catastrofe diventare nuovamente un’ipotesi concerta”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” che parla delle indagini che sta seguendo la Procura di Caltanissetta sul Palermo calcio.