“Fuga di notizie in serie per salvare Zamparini dagli arresti.”

Nell’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” emergono ulteriori dettagli riguardo alcune telefonate ed alcune conversazione registrate dai finanzieri per conto della procura di Caltanissetta. Ecco un estratto di quanto si legge:

“«Adesso mi sembra un pochino imprudente, questo ragazzo. Dico forse lo fa anche per fiducia, io no facissi…», dice il 20 Aprile Giuseppe Sidoti al suo presidente, Giovanni D’Antoni. Il ragazzo ha in realtà 51 anni ed è il giudice di Palermo Fabrizio Anfuso, che oggi sarà interrogato dal Gip di Caltanissetta Antonia Leone: l’ipotesi della Procura nissena, che ne chiede la sospensione dall’incarico, è stata formulata nell’ambito dell’inchiesta parallela sul mancato fallimento del Palermo calcio; Anfuso, ex gip che stava decidendo se arrestare o meno Maurizio Zamparini, avrebbe indebitamente informato Sidoti di quel che andava facendo, gettando indirettamente e involontariamente le premesse per far saltare la misura cautelare. […] D’Antoni apprende una notizia segreta: «Picciotti, non ne parlate con nessuno, dico nessuno… stanno arrestando Zamparini. Non è detto che si arrivi a tanto, c’è una richiesta di misura cautelare». […] Il 30 marzo viene depositato il decreto di rigetto del fallimento, il 16 e il 18 aprile Anfuso parla due volte con Sidoti: vuole consultarsi con lui e fargli vedere la misura camerale che dimostrerebbe che «quella persona», cioè Zamparini, «mantiene poteri di amministrazione», mentre «quello», cioè Giammarva, «ha solo rappresentanza legale. Il 18 va a trovare in stanza il giudice delegato del fallimento, porta con sè il fascicolo ancora segreto e conferma che «mi hanno chiesto gli arresti domiciliari», ma spiega che lui intende dare la sospensione. Anfuso sembra cercare il conforto di un collega che conosce la situazione, ma il pm Pasciuti non concorda: non c’è alcun motivo di coordinarsi e Anfuso ha esperienza sufficiente per fare da solo. […]  Il 5 luglio l’articolo del “Giornale di Sicilia” che sintetizza i temi delle indagini trasmesse a Caltanissetta porta Sidoti ad una reazione incontrollata., fino al timore di un suicidio. Quel giorno ci sono una serie di telefonate e una è con Giammarva: lui e il giudice si conoscevano, erano molto in confidenza e le intercettazioni effettuate dai finanzieri per conto della Procura nissena, nel periodo della procedura fallimentare e in quello successivo, in cui ci sono le richieste di piccolo favori al presidente rosanero, lo dimostrano. «Probabilmente – dice al telefono Sidoti al presidente, la sera del 5 Luglio – la colpa di tutto quello che sta succedendo è solo mia, perchè non avrei dovuto sentirmi libero e ristabilire contatti che da anni non avevamo più, non farmi vedere allo stadio, non prendere un caffè con te, non chiederti niente». E Giammarva: «Ma che te ne fotte, Giuseppe, ma dici vero?». Sidoti però è a terra: «Quando qualcuno ti ha detto che volevano farti a fette, probabilmente non hanno sbagliato e adesso cercheranno di fare lo stesso con me, solo che io questo peso non ce la faccio a sopportarlo, perchè per me sarà un’umiliazione troppo grande»”.