“Ci sono intercettazioni che – scrive chi indaga – non c’e bisogno di commentare. Ci sono patti che evidenziano situazioni più che sospette. Anche con riferimento alle esigenze cautelari. La chiave di volta sono le dimissioni – provvise, non preannunciate in alcun modo – presentate da Zamparini il 3 maggio: in quel momento pende su di lui una richiesta di arresti domiciliari, che il 17 maggio il Gip Fabrizio Anfuso respinge, proprio perché non avrebbe senso applicare una misura personale all’ormai ex presidente. Ma le dimissioni di Zamparini sono precedute da movimenti ricostruiti dai Nuclei di polizia economico-finanziaria e speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza. Il 12 maggio Giammarva infatti riceverebbe una telefonata e subito dopo chiama il patron. Gli preannuncia che andra a trovarlo di persona a casa sua, ad Aiello del Friuli. E’ una visita non programmata. In giornata il commercialista lo raggiunge, in compagnia dell’avvocato Francesco Pantaleone. L’indomani il patron lascia tutte le cariche e diffonde un comunicato stampa ad hoc. Il sospetto di una fuga di notizie (il Giornale di Sicilia pubblichera la storia della richiesta di arresto solo dopo il rigetto da parte del Gip e quasi un mese dopo) e molto forte. […]. Scrive il Gip Fabrizio Anfuso che «paradossalmente l’indagine e la proposizione dell’istanza di fallimento si sono rivelate, sulla base di una valutazione ex post, oltremodo “salutari” per consolidare i conti e la capacità, operativa della Us Cilia di Palermo, perche ha costretto Zamparini a mettere mano al portafoglio”, e a mettere e/o reimmettere importanti liquidità nell’attivo circolante della società e a pagare una significativa parte delle esposizioni debitorie, in specie verso l’Erarii» Però le convin-zioni del procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dei sostituti Dario Scaletta, Andrea Fusco e Francesca Dessi non sono scalfite. […]”. Questo quanto analizzato dall’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia”.