“Maurizio Zamparini, dunque si è dimesso. Ha preso carta e penna ed ha scritto due righe succinte e senza retorica. A se stesso. Neppure i ringraziamenti di rito. Non risultando dal sito ufficiale del club la carica di vicepresidente (per anni occupata da Guglielmo Miccichè) rileviamo che fin quando non ci sarà un nuovo presidente nulla cambierà e il patron resterà saldamente in sella alle proprie prerogative, compresa quella di ispirare la formazione al tecnico di turno. E se gli gira licenziarlo. Le modalità di queste dimissioni sono ovviamente singolari, in stile con ogni mossa del presidente del Palermo. «Tra qualche giorno mi dimetto», «mercoledì vi dico tutto», «mi sono dimesso». Tutto in poche ore e attraverso diversi organi di informazione. Come un gioco, ma nessuna sorpresa. Dunque aspettare di vedere un americano, un inglese o chiunque altro confermare quanto annunciato ieri da Zamparini appare doveroso prima di mettere in frigo lo champagne. Perché la cosa assurda di tutta questa situazione sta proprio nel fatto che Zamparini sia riuscito nello stesso tempo a raggiungere due obiettivi apparentemente opposti: stato il presidente che ha portato il Palermo più in alto chi chiunque altro, ma anche il presidente più contestato dai tifosi. […]. Palermo è una città passionale, capace di grandi slanci, l’amministrazione comunale aprirà ai nuovi investitori le porte della città e dello stadio (come ha fatto generosamente con Zamparini) ma dovranno ricostruire tutto da zero. Troveranno le stesse macerie che Zamparini trovò quando andò via Sensi. Ed è singolare che venga acquistato un club che non si sa bene a quale categoria parteciperà il prossimo anno. Il Palermo potrebbe anche salvarsi (se Diego Lopez azzeccherà qualche cambio in più) ma le chance restano poche. In ogni caso tutto da rifare. Lentamente Zamparini ha «spolpato» un patrimonio importante, tutto quello che c’era da cedere è stato ceduto. […]”. Questo quanto riportato da “Il Giornale di Sicilia”.