L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” analizza anche oggi il distacco tra tifoseria e società, con la squadra rosanero a pagarne le spese, per un “Barbera” deserto e silenzioso. Ecco quanto si legge:
“Certo il fenomeno del primato senza pubblico merita una riflessione. Partendo da un dato numerico. La prima partita di campionato in agosto, mentre il malumore del popolo rosanero era all’apice per la recente retrocessione e per una campagna acquisti ritenuta deludente, al «Barbera» contro lo Spezia ci finirono 6.769 spettatori paganti. Sabato scorso, con una squadra lanciata verso il primo posto e dopo il successo esterno di Carpi, al «Barbera» c’erano 4.963 paganti. 1.806 in meno. Entrambe le partite si sono giocate di sabato. Si potrebbe semplificare sostenendo che più gioca il Palermo più spettatori perde. Nonostante l’ottima classifica e gli innegabili progressi grazie al lavoro di Lupo e Tedino. Ma i numeri sono impietosi e certificano una frattura tra B, club e la sua tifoseria che riteniamo attualmente insanabile. «Quando cominceremo a vincere i tifosi torneranno, disse con sufficienza Zamparini dopo la prima partita. Anche quella volta il patron non fu un buon profeta. Del resto ha sempre sottovalutato, se non del tutto ignorato, il sentimento comune del tifosi rosanero. E non ci riferiamo solo alla frangia agguerrita ma modesta nei numeri che boicotta le gave interne per protesta nei confronti del club. Ci riferiamo principalmente alla maggioranza silenziosa, alle migliaia di siciliani (perchè fino a qualche anno fa in molti accorrevano al «Barbera» anche dalle province limitrofe) che vivono nell’indifferenza questa stagione rosanero. E questa indifferenza pesa più dell’aperta ostilità. Chi ne sta facendo le spese non è solo il cassiere rosanero, ma anche la squadra. Costretta a giocare nel silenzio assoluto e soprattutto col fucile sempre puntato addosso. Perché anche l’atteggiamento dei cosiddetti fedelissimi che seguono le gare interne professando amore eterno verso i propri colori è davvero singolare. […]”.