“Due ore davanti ai pm di Palermo per sostenere di essere stato truffato, non solo dalle società di mediazione e dai procuratori, ma dallo stesso Paulo Dybala e dal fratello Mariano, che gli avrebbero imposto il pagamento di due milioni per firmare il contratto che portò in Italia l’asso argentino. Maurizio Zamparini a tutto campo in Procura, dopo la conclusione (infausta per la società rosanero) del giudizio del Tas, il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna, che ha condannato il Palermo a risarcire le società coinvolte nell’affare, la Pencil Hill e la Pluriel, che hanno sede in Inghilterra. Da qui la contro denuncia di Zamparini, stavolta in sede penale, e la convocazione del numero uno della società di viale del Fante in Procura, dove è andato anche l’avvocato Enrico Sanseverino. Il presidente, come teste, è stato ascoltato da solo. Zamparini chiama in causa parecchie persone e non preserva nemme- no la stessa punta ex rosanero. «Scoperto» dall’allora ds del Palermo Luca Cattani, nel 2012, Dybala era di proprietà dell’lnstituto de Cordoba. Per realizzare I ‘ affare erano entrati in scena Gustavo Mascardi, incaricato dal Cordoba, e Vicente Montes Flores, rappresentante e consulente legale della Pencil Hill, società individuata e riconducibile allo stesso Mascardi. L’azienda inglese stipulò col Palermo un preliminare per I 1.860.000 di euro a cui si sarebbero dovute aggiungere altre somme, destinate ai mediatori. Nella parte destinata a Mascardi dovevano essere ricompresi, secondo la versione di Zamparini, due milioni per il procuratore del giocatore, allo scopo di ottenere la firma di Dybala, e alla sua famiglia. ln un successivo contratto, alla Pencil Hill furono riconosciuti in totale 6.720.000 euro, comprensivi dei due milioni per il procuratore, con una clausola risarcitoria per il Palermo, di altri due milioni, se Dybala non avesse firmato. Il 28 aprile 2012 l’attaccante oggi in forza alla Juventus venne «bloccato» col pagamento di due milioni all’Instituto de Cordoba. IA firma di Paulo però non arrivava e senza quella l’accordo non aveva effetti; i due milioni rischiavano di andare perduti e il procuratore, Gonzalo Rebasa, fece sapere che aveva offerto il giocatore al Tottenham. Con Giorgio Perinetti, il 19 luglio 2012, presenti anche Paulo e Mariano Dybala, il Palermo si impegnò a pagare due milioni a Rebasa. Dopo la firma però a un altro mediatore, Riccardo Petrucchi, il Palermo riconobbe un compenso di tre milioni e mezzo, annullando l’impegno verso Rebasa. Quando poi, nel 2015, l’asso argentino fu ceduto alla Juventus si rischiò, ancora una volta, che la trattativa naufragasse, sempre per la firma che non c’era: i Dybala insistettero per ottenere proprio due milioni, per quella firma, e Zamparini glieli diede. Sia Mauro che Paulo poi ammisero, in una «scrittura di verità», che quattro anni prima, nei tre milioni e mezzo che il Palermo dati a Rebasa, Petrucchi e Pluriel erano compresi i due milioni destinati alla famiglia. Come dire che, cosi sostiene Zamparini, erano tutti d’accordo contro di lui”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” in merito al caso Dybala.