Ecco qui di seguito le dichiarazioni della fondazione Gimbe, la quale sostiene che nella riapertura si continuino a effettuare ancora pochi tamponi: “Dopo essere stati colti impreparati nella Fase 1 senza mascherine, DPI, ventilatori, stiamo pericolosamente rinunciando a giocare d’anticipo affrontando la Fase 2 con armi spuntate: considerati i clamorosi ritardi dell’app Immuni e dell’indagine siero-epidemiologica, l’unica arma a disposizione oggi sono i tamponi diagnostici. Se i dati ospedalieri sono affidabili e tempestivi, il numero di nuovi casi è direttamente influenzato dal numero dei tamponi eseguiti dalle Regioni, che su questo in parte si mostrano restie, verosimilmente per il timore non dichiarato di veder aumentare troppo le nuove diagnosi che le costringerebbero ad applicare misure restrittive”.