Gianluca Atzori: «Stregato da Baldini, in rosa vi divertirà»
L’edizione odierna de “La Repubblica” ha riportato un’intervista a Gianluca Atzori in merito all’arrivo di Baldini al Palermo. Ecco le sue parole e il curioso racconto di come è iniziata l’intervista:
La sorpresa è soprattutto nostra. Chiediamo: Baldini ha fatto bene ad accettare?. Balbetta: «Nel duemila…tre?». No, è tornato a Palermo. «Veramente? Quando?». La vigilia di Natale. «A Malta non leggo i giornali, le notizie non arrivano»: Gianluca Atzori, tecnico del Floriana, ex difensore rosa voluto proprio da Baldini nel 2004, è stato per anni il sosia morale del nuovo allenatore palermitano, convinto addirittura dal maestro ad appendere le scarpe al chiodo per stargli vicino.
Poi, dopo un percorso insieme, il distacco. Perché? «Catania ci divise. Fu il momento più difficile tra me e lui che si era dimesso. Arrivò Zenga e Lo Monaco mi pregò di dargli una mano. Ne parlai con Silvio che all’inizio accettò, poi voleva che rescindessi l’accordo cosa che io, avendo famiglia, non potevo fare. Da qui l’incomprensione adesso chiarita».
Quando vi siete visti l’ultima volta? «Un giorno, di passaggio a Carrara, sono andato a salutarlo».
Il vostro rapporto non era solo di stima, sembravate identici. «Un feeling pazzesco. Il suo charme, il concetto di gioco, il modo di vedere e gestire una squadra erano in simbiosi con quello che pensavo. Sono stato affascinato dalle sue parole, poi ho deciso di staccarmi per avere responsabilità ed emozioni dirette».
Ora è nuovamente a Palermo. «Mi fa piacere ritrova una città fantastica. E la C, dopo Carrara, per lui non è un problema. Spero sia solo una stagione di transizione anche se Palermo è grande al di là della categoria. Riuscisse nell’impresa, gli tornerebbe un po’ di riconoscenza per quanto fatto nel passato».
Come vi siete conosciuti? «Giocavo a Ravenna e lui allenava l’Empoli. Disputai una buona partita e mi disse che mi avrebbe portato con lui. Mantenne la promessa.
Vincemmo il campionato di B, poi mi volle anche a Palermo».
Ma, a gennaio, complice la lite con Zamparini, Baldini lasciò. «In compenso, nacque la nostra amicizia e il legame di lavoro. Anche se non siamo più vicini, rimane considerazione nei suoi confronti e gli sarò sempre grato».
Come visse, Silvio, quel periodo? «Viaggiava tra positività e negatività. Stava male non per i risultati, quanto per certe persone incontrate».
Cioè? «Non faccio nomi, è stato tradito da gente non vera. Lo hanno pugnalato alle spalle. La verità è venuta a galla: aveva ragione lui, alcuni non lo potevano vedere e questi individui li ho bene in mente».
Con Zamparini, la sua storia sarebbe finita all’alba del nuovo ritiro in Austria.
«Avevo un altro anno, furono costretti a convocarmi ma restai ai margini aspettando di risolvere il contratto. Dopo una settimana, andai a Parma come vice di Silvio e cominciò la nostra collaborazione».
Che ricorda del Baldini istintivo? «Un episodio al Velodromo. Durante una partitella, un Toni indemoniato mise in scena un vero e proprio spettacolo tanto che Baldini fermò l’allenamento: “Basta così, domani ci penserà lui”».
Dopo Zenga, toccò a lei guidare da solo il Catania nel 2009. «Avevo 38 anni e poca esperienza. Con il senno del poi non rifarei quella scelta perché un allenatore deve essere pronto. Il fatto è che quando ti capita il treno della vita, pensi sempre di salirci. Entusiasmo, volontà, voglia di crescere non bastano. Mi mancavano le basi. La serie A è un altro mondo. Visto che fine ha fatto Pirlo?».