Ghirelli: «Il calcio italiano è ancorato al passato. Se non cambia diventerà uno sport per anziani»
Intervistato da “Il Corriere della Sera” l’ex presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli il quale si è espresso su vari temi.
Ecco le sue parole:
«Siamo stati il campionato più bello del mondo, condizionato da un tarlo: si reggeva sulle plusvalenze. Non abbiamo voluto cambiare, né riformare, così i nodi sono venuti al pettine. E abbiamo chiuso gli occhi. Ogni stagione perdiamo un miliardo e 300 milioni di euro, la Nazionale non è andata agli ultimi due Mondiali, i giovani calciatori sono sempre meno, le strutture sportive carenti, gli stadi obsoleti. Devo continuare? Ho dovuto fare “il matto” per convincere che bisognava muoversi per attenuare gli effetti negativi. Sui diritti tv, i club top in Italia prendono un terzo in meno degli ultimi della Premier League. Ora c’è una trattativa privata per i prossimi anni, mentre i migliori giocatori se ne vanno. Il tutto mentre le tv a pagamento hanno scoperto gli altri sport. Il tennis oggi ha più canali del calcio. E bisogna chiedersi il perché. Gli incassi nel calcio? Il tennis sta rubando l’emozione al calcio. C’è più competizione, il risultato non è quasi mai scontato e sono esplosi nuovi personaggi. Nel calcio siamo ancorati al passato: se proponi i playoff o una nuova formula per la Coppa Italia ti guardano come un alieno. Tutto è finalizzato agli incassi. Come intervenire? Guardando in faccia la realtà. L’attenzione di un giovane a un evento è stimata in 4 secondi di fila, i ragazzi preferiscono gli highlights sul telefonino. Le partite di calcio sono lontane anni luce dai loro interessi. Siamo obsoleti. Bisogna stare al passo con i tempi. Questo significa essere catastrofisti o lucidi riformatori?».
«Sull’Arabia Saudita e l’irruzione nel mercato: «Comprano i giocatori più bravi, costruiscono stadi efficienti e confortevoli, investono. Fanno quello che facevano gli imprenditori europei e italiani sino a qualche anno fa. Ora leggo solo critiche verso questa nuova realtà. Invece, potremmo governare la transizione se usassimo curiosità e guardassimo avanti. Ma per farlo dobbiamo abbandonare toni di superiorità e visioni retrograde. O lo cambiamo o entro dieci anni la sua sorte sarà segnata e diventerà sport residuale, per anziani. Svelo un piccolo segreto: il giorno dopo Italia-Macedonia andai da Gravina e gli dissi che non ero venuto a parlare della eliminazione dal Mondiale, ma del fatto che entro tre mesi occorresse produrre un progetto concreto di sviluppo del calcio giovanile in Italia. Mirato a potenziare le infrastrutture e i centri sportivi, rifare gli stadi, lavorare sulla formazione, coinvolgendo università e scuole, eliminando le leggi capestro che favorivano gli affari per chi voleva far giocare giovani stranieri».