Quello dei genitori sempre più invadenti nel campo da gioco è un fenomeno che negli ultimi anni ha decisamente preso quota, fino a diventare quasi preoccupante: il semplice incitamento nei confronti del proprio figlio si può ritorcere contro genitori degli avversari, o anche degli stessi compagni di squadra, arbitro e naturalmente allenatore, trasformandosi a volte in discussioni dai toni molto alti e addirittura minacciosi ed offensivi. A farne le spese, oltre ai figli, sono i diretti interessati, che spesso non riescono a lavorare in pace a causa dell’ambiente, al punto da adottare drastici rimedi: è il caso di Andrea Cornelli, tecnico dei Giovanissimi 2002 dell’Atletico Torino, che si è dimesso a causa dei numerosi litigi con i papà dei calciatori da lui allenati. «Non mi sentivo più libero di lavorare in pace, ho voluto dare un segnale forte perché questo fenomeno è in aumento» sono le parole dell’allenatore riportate da “La Stampa”, «ci sono state delle discussioni anche molto accese perché diversi padri pretendevano che i loro figli giocassero sempre. Un padre deve avere rispetto del lavoro altrui e spronare il ragazzo a fare sempre meglio, il rispetto e l’educazione dovrebbero venire prima di tutto». Su questa situazione si è espresso anche Paolo Pulici, che del Torino è stato una bandiera, asserendo che la squadra ideale dovrebbe essere composta solo da orfani: frase, questa, che pur molto forte lascia intendere la pesante quanto ingiustificata pressione che gli allenatori sono spesso costretti a sopportare.