L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulle motivazioni della Cassazione che hanno portato alla conferma degli arresti domiciliari per Maurizio Zamparini. Una decisione dovuta al rischio «concreto e attuale» di reiterazione dei reati, per la «pervicacia e il totale dispregio della legge dimostrati dall’indagato» che «ha agito in modo continuativo per occultare la verità e perseguire i propri interessi nonostante le verifiche in corso da parte sia del giudice civile che penale, anche al fine di eludere le stesse, attraverso l’uso di società e soggetti di comodo». Non è bastata la cessione delle quote a Sport Capital Group, avvenuta con «condizioni rispetto all’esecuzione dell’operazione, il cui avveramento resta da definire». Secondo la Cassazione, l’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Palermo ha disposto la misura cautelare per Zamparini è adeguata, considerando «l’irrilevanza delle formali dimissioni dell’indagato dall’amministrazione della società, evidenziando che lo stesso ha continuato la sua attività di gestione tramite altri». Morosi e Giammarva, sono stati definiti dei veri e propri «prestanome». Zamparini, secondo i supremi giudici, avrebbe «esercitato il controllo tramite tali soggetti per un tempo prolungato e continuativo» e ciò «evidenzia una spiccata tendenza a reiterare gli illeciti». Giammarva ha commentato: «Sono stato presidente solo per otto mesi, nei quali non sono stati approvati bilanci. Mi si può addebitare solo la trasmissione alla Covisoc dei dati relativi al saldo del credito Alyssa, ma la Cassazione in un’altra sentenza lo ha già considerato non fittizio. In più sono andato via perché certe cose non erano di mio gradimento. Non capisco come si possa pensare che io fossi un prestanome». Intanto la moglie di Zamparini, Laura Giordani, ha affidato ad una lettera il proprio sfogo per il trattamento ricevuto dal marito da parte della giustizia sportiva. La società rosanero e Sporting Network «intendono precisare di aver già autonomamente attivato ogni forma di tutela a difesa dei diritti del club, della proprietà e di tutta la città di Palermo» e pur auspicando «una celere definizione delle vicende giudiziarie che hanno interessato» l’ex patron, prendono le distanze dalle parole della consorte, «non condividendone il contenuto e la forma, ribadendola propria fiducia negli organi che a vario titolo dovranno rispondere con imparzialità ed indipendenza rispetto alla vicenda che ha coinvolto il club ed auspicando una sua positiva definizione nel rispetto del principio di legalità e dei valori fondamentali dello sport».