Gds: “Violati i doveri di lealtà e correttezza”, il fallimento della vecchia società. Deferiti Zamparini e altri 13 dirigenti”
Un anno fa il Palermo spariva dal calcio professionistico dopo la mancata iscrizione in Serie B, finalmente i colpevoli sono stati punti ad un anno di distanza. L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” fa il punto della situazione sulle tutte le pene ricevute da coloro che hanno fatto affondare i rosanero in Serie D. Ad un anno dalla mancata iscrizione dell’Us Città di Palermo in Serie B, dalla Procura federale arriva una pioggia di deferimenti a carico degli amministratori avvicendatisi nel corso dell’ultimo anno di vita del vecchio Palermo. Da Zamparini in giù, sono in tutto quattordici i soggetti deferiti dalla Procura della Figc alla sezione disciplinare del Tribunale federale nazionale, partendo proprio dall’ex patron friulano. Zamparini è accusato di «aver violato i doveri di lealtà, probità e correttezza», oltre che di «aver determinato con il proprio comportamento una gestione anti-economica della società fino a comportarne il dissesto e per non aver posto in essere utili interventi di ricapitalizzazione idonei al risanamento della società, determinando in tal modo il suo fallimento con conseguente revoca dell’affiliazione da parte della Figc». Zamparini, in precedenza, era stato inibito per cinque anni con preclusione per il caso Alyssa-Mepal, pena poi ridotta dalla Corte federale d’appello a quattro
anni. Tutti i quattordici deferiti dovranno rispondere della violazione
dell’articolo 1 bis, commi 1 e 5, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore fino al 16 giugno 2019. Stesse accuse vengono mosse nei confronti dell’ex presidente Giammarva, di Daniela De Angeli (presidente e poi amministratore delegato) di Emanuele Facile (ad durante l’era inglese), Clive Richardson (presidente), Alessandro Albanese (presidente sotto la proprietà Arkus) e Roberto Bergamo, prima amministratore delegato e poi presidente del club controllato da Tuttolomondo. L’elenco dei deferiti comprende anche la figlia di Zamparini (Silvana) e la moglie, Laura Giordani, oltre all’ex consigliere Bettini, l’inglese John Treacy, e il Cda di area Arkus, composto da Walter Tuttolomondo, Attilio Coco e Vincenzo Macaione. Per loro i capi d’incolpazione sono sostanzialmente identici, con
una differenza: per la Procura federale non hanno determinato il dissesto, ma hanno «consentito, nonostante il loro ruolo» la gestione disastrosa del club rosanero.