Gds: “Villafrati, scatta la «zona rossa». Nella residenza restano 50 anziani. Paese isolato”
L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulla zona rossa di Villafrati. Posti di blocco ovunque, blocchi di cemento per fermare le auto, pattuglie dell’esercito e dei carabinieri, un elicottero che volteggia a bassa quota, una vecchia Punto con un autoparlante sul tettuccio che invita tutti a non uscire. Pericolo di contagio, zona ad altissimo rischio. Un focolaio è proprio qui, scoppiato a «Villa delle Palme», una struttura sanitaria assistita dove sono risultati positivi in tutto 72 tra degenti e personale sanitario. In pratica più della metà, dato che il numero complessivo delle persone che orbitano lì dentro si aggira sui 130. Uno degli ospiti è deceduto nella notte tra domenica e lunedì all’ospedale di Partinico dove era stato portato dopo una crisi respiratoria. Si chiamava Carmelo Pecoraro, aveva 90 anni e tanti altri acciacchi dovuti all’età, il virus ha reso solo più gravi le sue condizioni. Fino al 15 aprile a Villafrati ci sarà il divieto di accesso e di allontanamento dal territorio comunale e la sospensione di ogni attività degli uffici pubblici, ad eccezione dei servizi essenziali e di pubblica utilità. Potranno entrare e uscire dal paese solo gli operatori sanitari e socio-sanitari, il personale impegnato nell’assistenza alle attività relative all’emergenza, nonché esclusivamente per la fornitura delle attività essenziali del territorio comunale. «Villa delle Palme» adesso è una specie di fortino, una cinquantina di anziani si trovano ancora lì dentro, molti dei quali con qualche linea di febbre e tosse, i classici sintomi della malattia. Ma altri 9 sono già stati trasportati all’ospedale di Partinico e due stanno per essere trasferiti nel reparto di Rianimazione, diretto dal primario Mario Milia. «Qui abbiamo sei posti disponibili – afferma il dottore -, forniremo tutta l’assistenza necessaria anche se l’età avanzata dei pazienti complica sempre il quadro clinico». La visita di una parente proveniente dal Nord a uno degli assistiti potrebbe essere la causa del contagio. Una voce insistente questa, circolata come al solito tramite social e whatsApp, che però si contrappone ad un’altra pista, quella che porta ad un dipendente che abita in un paese vicino, a sua volta entrato in contatto con un familiare rientrato dalla Lombardia. In zona si è diffusa così una vera e propria caccia all’untore, del tutto folle e ingiustificata, dato che ormai il danno è stato fatto e bisogna semmai pensare ai rimedi.