L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla tragedia di Casteldaccia.
Investiti da un’esalazione di idrogeno solforato ad elevatissima concentrazione. È questa la causa della morte dei 5 operai che ieri stavano lavorando nel cantiere di un impianto refluo della statale 113 a Casteldaccia, all’altezza della cantina vinicola Duca di Salaparuta (estranea alla vicenda). A perdere la vita un operaio interinale dell’Amap, Giuseppe La Barbera, palermitano di 28 anni, tre operai e il contitolare della Quadrifoglio group, ditta edile che aveva in subappalto i lavori di manutenzione ordinaria: Epifanio Alsazia, 71 anni contitolare dell’azienda edile, originario di Partinico ma residente ad Alcamo, Ignazio Giordano, 57 anni di Partinico, Giuseppe Miraglia, 47 anni di San Cipirello, e Roberto Raneri, 51 anni di Alcamo. Con loro c’era – no altri quattro operai: uno è in gravissime condizioni ricoverato al Policlinico, Domenico Viola, 62 anni di Partinico.
È intubato e ventilato, in distress respiratorio gravissimo, per una intossicazione. La situazione è molto grave e se è rimasto in vita è perché, si suppone, è stato l’ultimo a entrare nella vasca e il primo a essere estratto. Sono rimasti illesi Giovanni D’Aleo, 44 anni, Giuseppe Scavuzzo, 39 anni, e Paolo Sciortino, 35 anni. Dalle 8 del mattino la squadra di operai aveva in programma di pulire i diversi pozzetti lungo la statale 113 di Casteldaccia. Dopo l’incontro con l’imprenditore Fabrizio Mineo, titolare del Palm Beach & Resort, hotel sul mare di Casteldaccia, che li ha incontrati intorno alle 11, a mezzogiorno gli operai si sono spostati nel pozzetto attiguo alla cantina: i sei che erano a ridosso del pozzetto sono stati letteralmente avvolti dall’ondata di gas che sono prodotti dai reflui. Non sembrano esserci dubbi sulle cause della loro morte.
L’Nbcr dei vigili del fuoco, il nucleo specializzato in verifiche di contagio da sostanze nucleari, biologiche, chimiche o radiologiche, ha appurato che in quel pozzetto fosse presente una concentrazione di idrogeno solforato pari a 100 ppm (parti per milione): «Si tratta di un’elevatissima concentrazione – ha detto il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Girolamo Bentivoglio Fiandra – che è mortale per l’uomo. Da considerare che era 10 volte superiore la soglia massima di sopportazione. Non appena gli operai hanno aperto il pozzetto hanno inalato questo gas e sono morti». Sul posto carabinieri e nucleo ispettori, polizia e vigili urbani. Inizialmente si era fatta strada l’ipotesi di un possibile cedimento di una soletta interna al pozzetto, ma con il passare delle ore è arrivata la smentita. Scena terribile quella a cui si sono trovati di fronte i soccorritori, con i 6 operai recuperati sul fondo immersi dentro la melma, alcuni a faccia in giù.