Gds: “Strage di Casteldaccia, primo indagato”
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla tragedia di Casteldaccio riportando quello che riguarda la notizia del primo indagato.
Agli operai rimasti uccisi nella vasca di liquami dell’Amap a Casteldaccia erano state fornite le chiavi dell’impianto. Così avevano avuto la possibilità di entrare, lunedì, nella cisterna trasformatasi nella loro tomba. Ed erano entrati nonostante in teoria dovessero operare solo in superficie. Imprudenza, leggerezza, sottovalutazione del rischio da parte loro? Di certo c’è che si è verificata l’ennesima strage sul lavoro con cinque morti. E la ricerca delle responsabilità sulla sciagura è al centro dell’inchiesta per omicidio plurimo colposo, coordinata dalla Procura di Termini Imerese, guidata da Ambrogio Cartosio, che col pm Elvira Cuti coordina gli accertamenti condotti dagli investigatori della squadra mobile e del commissariato di Bagheria.
Ieri sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati il nome di Nicolò Di Salvo, socio della ditta Quadrifoglio Group di Partinico, che aveva preso i lavori in subappalto. L’imprenditore ha fatto rientro due giorni fa dagli Stati Uniti e presto potrebbe essere interrogato. Oggi, alle autopsie che inizieranno al Policlinico, potrebbe far intervenire un proprio consulente e il difensore. Così come appare imminente la notifica di altri avvisi di garanzia, necessari per la stessa ragione: visto che l’autopsia è tecnicamente un «atto irripetibile», i coinvolti a vario titolo nella vicenda devono essere messi in condizione di nominare propri consulenti. Dell’esecuzione degli esami sui cadaveri, ieri pomeriggio, sono stati informati anche i familiari delle vittime.
L’indagine ruota attorno ad alcuni dati: c’è da comprendere se qualcuno abbia autorizzato la discesa delle maestranze nella cisterna delle acque reflue, trasformatasi in una trappola mortale. I cinque sono stati uccisi nell’arco di pochi secondi da un gas killer, l’idrogeno solforato, mentre un sesto lavoratore è stato soccorso in fin di vita e condotto al Policlinico, dove è ricoverato in Rianimazione. Le indagini dovranno accertare cosa non ha funzionato durante le operazioni in via Nazionale, se chi aveva il compito di vigilare e dirigere gli interventi abbia fatto sino in fondo il suo dovere.
Le autopsie sono in programma a partire dalle 9 di oggi all’istituto di Medicina legale. Gli inquirenti hanno già ascoltato i quattro operai superstiti e il direttore dei lavori, l’ingegnere dell’Amap Gaetano Rotolo, che è anche responsabile della sicurezza del cantiere. Il professionista, che si trovava sul posto al momento della tragedia, avrebbe raccontato agli inquirenti di avere autorizzato il geometra dell’azienda a consegnare le chiavi dell’impianto alla Quadrifoglio Group.
Un sopravvissuto, Giuseppe Scavuzzo, ha raccontato che ad aprire i cancelli dell’impianto, intorno alle 10 di lunedì, sarebbe stato un responsabile dell’Amap. Versione da verificare, ovviamente, ma che aggiunge altri tasselli all’indagine. Il socio di Di Salvo nell’impresa, Epifanio Alsazia, 71 anni, una delle vittime, e alcuni suoi operai avrebbero chiesto di fare ingresso nella cisterna per procedere alle operazioni di spurgo e liberare la sonda dell’autocisterna che era rimasta bloccata. Di certo l’impianto era stato aperto e poi avrebbero proceduto di propria iniziativa. In base alla ricostruzione della strage, Alsazia avrebbe insistito per calarsi nella vasca e con lui sarebbero scesi al primo livello altri due operai.
Tutti senza mascherine, respiratori artificiali o dispositivi di sicurezza. Dopo diversi tentativi, però, il tappo di liquami che ostruiva l’impianto sarebbe improvvisamente saltato: le scorie fognarie e il gas hanno investito violentemente le maestranze, che sono precipitate giù, finendo nella melma. Altri tre operai si sono calati nella vasca per tentare di soccorrere i compagni: in due sono morti, mentre l’altro, Domenico Viola, è svenuto ed è stato poi recuperato dai vigili del fuoco, che lo hanno subito affidato ai medici.