L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sull’isola.
La Sicilia si muove, cresce e scivola. Pochi millimetri l’anno, ma quanto bastano per creare problemi, come terremoti, più o meno violenti, con precisi riscontri scientifici, che hanno segnato la storia, più o meno recente, dell’isola. Movimenti che si verificano principalmente nella sua parte orientale, ma non solo. In particolare, la parte nord-orientale della Sicilia (i rilievi dei Nebrodi e dei Peloritani) si solleva ad una velocità media di 1-2 millimetri l’anno e si muove verso Est, allontanandosi dalla parte centrale, relativamente stabile, della regione, ad una velocità di circa 3 millimetri l’anno.
La linea di separazione tra i due blocchi che si distaccano è identificata come la zona di deformazione maggiormente attiva in Sicilia e consiste in una «frattura» tettonica che attraversa, con direzione Nord/Ovest-Sud/Est, l’intera isola da Cefalù fino all’Etna.
Il vulcano, da parte sua, scivola con il suo fianco Est verso il mare con velocità significative (fino a oltre 5 centimetri l’anno), estendendosi su un’area più ampia di quanto fino ad adesso conosciuto. Scivolando verso mare, la parte orientale del vulcano si frammenta in una serie di blocchi delimitati da faglie attive. Tra queste vi è la «faglia di Fiandaca», nel territorio di Santa Venerina, da cui si è originato il terremoto del 26 dicembre 2018, che ha colpito diversi comuni, compreso Acireale, e altri simili nei decenni precedenti.
L’area immediatamente a Nord -Ovest di Catania si solleva, invece, ad una velocità superiore ai 5 millimetri per anno. In movimento anche la scarpata ibleo-maltese, causa di terrificanti terremoti, documentati già mille anni fa, del 4 febbraio 1169, del 10 dicembre 1542 e, infine, dell’11 gennaio 1693, che distrusse gran parte del Val di Noto, con decine di migliaia di morti e intere città rase al suolo. Lo scenario di questi violenti assestamenti geologici sono i territori del Ragusano e del Siracusano, in particolare il settore costiero di quest’ultima provincia si sta abbassando rispetto a quello più a sud del territorio ibleo di circa 2 millimetri l’anno.