L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma su un’eventuale stop delle lezioni in presenza: su questo sta riflettendo il governo.
A un passo dallo stop alle lezioni in presenza. I sindaci invocano il passaggio alla Dad e pure per i presidi non c’è alternativa. La Regione per la prima volta ci pensa, perché ammette di non poter assicurare i controlli nelle scuole imposti dalle nuove norme di Draghi, e attende di individuare un percorso giuridico-amministrativo per fermare la prima campanella, prevista per lunedì.
Nel giorno dell’Epifania la linea fra l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla e il collega alla Sanità, Ruggero Razza, è stata rovente. Perché per la prima volta da un anno a questa parte, da quando si è deciso di tornare alle lezioni in presenza per dare un segnale di ripartenza, è forte la tentazione di fermarsi.
I dubbi di Lagalla. Lagalla ieri ha letto le bozze delle nuove norme decise dal consiglio dei ministri. E subito sono emersi dei problemi: «Attendiamo di leggere i testi definitivi. Ma se, come sembra, si tornerà all’obbligo di tamponi a tappeto in presenza di un positivo in
classe, allora i problemi sono enormi. Perché considerando il numero dei positivi si rischia di non poter garantire questi controlli».
Il riferimento è alla norma che, in presenza di un alunno positivo, impone di fare subito un tampone a tutti i compagni e un secondo test cinque giorni dopo. La Regione, sotto pressione per l’aumento esponenziale di positivi, teme di non essere in grado di assicurare questo standard di test. Le Usca hanno già ritardi siderali nell’assistenza dei positivi adulti in quarantena. Il caos sulle nuove norme In realtà su queste nuove norme c’è molta confusione.