L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si è soffermato sulla situazione pandemica in Sicilia.
Adesso manca soltanto il via libera istituzionale, magari con l’ufficialità di un’ordinanza, ma arrivati a questo punto un «niet» da parte della Regione sembra davvero improbabile: come anticipato tre giorni fa dal nostro giornale, province e comuni siciliani dovrebbero essere divisi in quattro fasce di rischio epidemiologico, alto, medio, basso e bassissimo, in base al numero di contagi associato alla percentuale di popolazione vaccinata, con il green pass osservato speciale per accelerare le immunizzazioni e non penalizzare l’economia in caso di nuove re[1]strizioni decise dal governatore Musumeci.
Il modello si basa sui parametri studiati dai due componenti del Cts Antonello Giarratano, direttore dell’Unità di rianimazione del Policlinico di Palermo, e Cristoforo Pomara, primario di Medicina legale al Policlinico di Catania. Nel dettaglio, si considerano ad alto rischio comuni e province in cui l’incidenza del virus è maggiore di 250 casi su 100mila abitanti e la copertura vaccinale nella popolazione è inferiore al 70% o inferiore all’80% per gli over 60; a medio rischio le aree con incidenza tra 150 e 250 casi e copertura vaccinale inferiore al 70% della popolazione o inferiore all’80% degli over 60; a basso rischio quelle con la stessa incidenza (tra 150 e 250 infezioni) ma con copertura vaccinale maggiore del 70% per tutta la popolazione o dell’80% per gli ultraset tantenni, oppure con incidenza tra 50 e 150 casi e con una copertura vaccinale superiore al 60% della popolazione o al 70% per gli over 60; infine, a bassissimo rischio le zone con incidenza inferiore ai 50 contagi per 100mila abitanti e una copertura vaccinale oltre il 70%. In aggiunta, sottolinea il Cts presieduto da Salvatore Scondotto, in caso di difficoltà nel contact tracing, suggerite dai numerosi focolai di minime dimensioni presenti nelle province, «si conferma la necessità, qualora si rilevino condizioni di rischio aumentato, di ulteriori misure di contenimento».