Gds: “Sesta vittima in Sicilia. Per una settima esami in corso. A Licata da accertare le cause del decesso avvenuto in casa di un 57enne positivo al test”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” parla delle vittime causate dal Coronavirus. Sale a sei il numero dei morti in Sicilia per il Coronavirus. L’ultimo caso è quello di un dipendente di banca sessantenne, affetto da polmonite interstiziale, deceduto nel reparto di rianimazione dell’ospedale Gravina di Caltagirone. L’uomo, dopo un viaggio al Nord Italia, aveva avvertito alcuni malori e l’11 marzo si era recato al pre-triage del Pronto soccorso. I medici avevano immediatamente disposto il ricovero al reparto di Malattie infettive e successivamente lo avevano trasferito in Terapia intensiva per le sue gravi condizioni. È il secondo decesso che si registra nell’ospedale di Caltagirone. C’è poi una presunta settima vittima – scrive il quotidiano -, ma è da accertare se la causa del decesso sia il Coronavirus. Si tratta di un 57enne di Licata, trovato cadavere all’interno della sua abitazione dove era in quarantena precauzionale perché trovato positivo dopo il rientro dalla Germania assieme ad un amico. Quest’ultimo, anch’egli positivo, era stato trasportato all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta per l’insufficienza respiratoria. Sono in corso le verifiche per appurare se la morte del 57enne sia stata provocata dal virus o se, invece, sia da addebitare ad altre cause. Intanto, cresce il numero dei contagiati che ha raggiunto quota 408, 68 persone in più rispetto a giovedì, contando, come avvenuto finora, anche le persone guarite o morte. Sui social si è scatenata una polemica nei confronti della Regione che quotidianamente, nella tarda mattinata, fornisce i dati. Nel bollettino di ieri il numero dei positivi (379) era stato confermato senza aggiungere il conteggio dei morti e dei guariti, a differenza di quanto era avvenuto nei giorni precedenti. Una rilevazione differente che ha suscitato confusione e perplessità tra gli esperti e i cittadini. Complessivamente 210 pazienti sono in ospedale, di cui 42 intubati, cioè sei più rispetto all’ultima statistica, mentre i guariti sono venticinque (11 a Palermo, 5 a Catania, 4 a Messina, 2 ad Agrigento ed Enna, 1 a Ragusa). Nel dettaglio 27 persone sono ricoverate a Palermo, 105 a Catania, 17 a Messina, una ad Agrigento, 11 a Caltanissetta, 18 a Enna, 6 a Ragusa, 17 a Siracusa e 8 a Trapani, altre 169 si trovano in isolamento domiciliare. A preoccupare sono soprattutto i numerosi casi di positività tra medici e infermieri, una lista che si allunga per tutta l’Isola e che fa temere per la solidità della sanità siciliana. Ad Agrigento un cardiologo in servizio all’ospedale San Giovanni è risultato positivo al test del Coronavirus, analogo esito per un operatore sanitario di Ribera, in servizio al Giovanni Paolo II di Sciacca. Quest’ultimo episodio sembra riconducibile al focolaio, scoperto due settimane fa in seguito alla positività di un medico, che ha superato ormai i venti casi. Anche a Siracusa, all’ospedale Umberto I, accertato il contagio per due dottori e un infermiere dopo che, nei giorni scorsi, era risultato positivo al tampone un altro medico del reparto di cardiologia. È allarme anche al Centro Ircss Neurolesi di Messina dopo che si è scoperta la positività di un paziente palermitano di 48 anni, che ha trasmesso il virus a altri cinque degenti e a un operatore sanitario. La cronaca di guerra continua a Palermo con un addetto del 118, per fortuna non in servizio nelle ambulanze, e con un infermiere dell’ospedale di Villa Sofia, entrambi positivi al Covid-19. «Se si vuole fermare la catena di contagio – commentano Carmelo Urzì, segretario regionale della Ugl sanità, e Raffaele Lanteri, segretario regionale della Ugl medici, riaprendo la questione dei dispositivi di protezione spesso mancanti – si deve censire con frequenza tutto il personale, anche non sintomatico, a cominciare dagli operatori del 118, che purtroppo oggi non hanno ancora dispositivi di protezione a sufficienza, per passare con i medici e sanitari dei pronto soccorso e poi tutto il personale degli ospedali siciliani, anche quello delle ditte in appalto che curano i servizi sanitari, le pulizie il facchinaggio e le manutenzioni». Tirano, invece, un sospiro di sollievo all’ospedale Maggiore di Modica dopo che un’infermiera del laboratorio di analisi aveva contratto il Coronavirus: i tamponi su più di 40 sanitari che erano stati a contatto con l’infermiera hanno dato tutti esito negativo. Sul fronte delle terapie, un’importante notizia arriva dalla provincia di Messina, dal reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto che, primo in Sicilia, potrà prescrivere a chi è ricoverato con la polmonite da infezione il Tocilizumab, il farmaco utilizzato in moltissime strutture sanitarie della Lombardia che aumenterebbe le possibilità di guarigione. Intanto, il Policlinico di Messina ha avviato la consegna dei referti degli esami di laboratorio e di anatomia patologica via e-mail mentre la Procura della città dello Stretto ha aperto l’indagine conoscitiva sui numerosi episodi di persone rientrate dal Trentino senza denunciarsi e collocarsi in quarantena.