L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul caos ai Rotoli di Palermo.
Per sistemare i morti stipati nei depositi si sono fatte fosse tanto profonde da potere contenere i loculi ipogei in cemento, uno sopra l’altro, a file di due. Peccato che per trovare lo spazio, in lungo e in largo, le maestranze del Comune abbiano tagliato porzioni importanti delle radici di alberi e cipressi che ora, senza equilibrio, sono caduti su viali e sepolture stesse. Quelli pericolanti sarebbero decine e decine, domani il sopralluogo per arginare i danni o sarà chiusura prolungata.
Di eterno c’è solo la morte, se non fosse che gli umani, ignoranti o pasticcioni è da capire, continuano a disturbare la quiete dei defunti anche quando sono già sottoterra. Al cimitero dei Rotoli c’è il balletto tra cancelli aperti o chiusi, come se ci volesse uno scienziato per vedere che gli alberi sradicati sono finiti sulle sepolture, rompendo le lapidi in marmo e affondando i rami trasformati in spade perfino sulle bare: spaccate, violate e con il caro estinto purtroppo con i piedi a vista. È l’ultimo capitolo della sagra delle incompetenze, dei ritardi, dei «si fa» ma non si sa come e quando, degli eterni (questi sì) rimpalli di responsabilità tra uffici, amministratori, capo area, assessori di turno. E sindaco, che ne ha mantenuto per mesi la delega e che ha sopperito quasi a fine corsa con ordinanze e provvedimenti tappabuchi.
Allo scempio delle bare accatastate nei depositi e adesso perfino qualcuna fuori dalla protezione solare delle tendopoli e in bella vista (se chiedi quante sono, rispondono che non si tiene più il conto), si aggiungono il degrado e la scoperta di interventi a dir poco inopportuni o fatti a casaccio durante l’emergenza per il Covid 19. Gli accenni di quello che si paventa come un buon motivo per chiudere il camposanto, senza che nessuno decida, un attimo dopo di riaprirlo, vengono dai sopralluoghi dei tecnici del Comune durante il week- end. Il dirigente del settore Ville e Giardini, Francesco La Mantia, dovrà tornare tra i viali di Vergine Maria per mettere nero su bianco «l’estensione della pericolosità» legata appunto alla presenza di alberi già per metà staccati dal terreno e pronti a piombare sui visitatori. Da quelli già crollati, è apparso comunque evidente un fatto: numerose radici apparivano recise per metà, nelle sezioni dove le maestranze comunali hanno scavato i fossi per sistemate i 250 loculi ipogei: tombe in cemento, calate nella terra, una sopra l’altra, a file di due. Gli altri 180 sono tuttora parcheggiati nei viali, dove rischiano di rimanere ancora a lungo.