L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulla pirateria. A rompere gli argini è stato ieri il Nucleo speciale Beni e servizi della Guardia di Finanza, che per la prima volta in Italia, dopo una complessa attività investigativa, ha denunciato in 67 procure 223 persone, concentrate soprattutto in Campania e in Sicilia, responsabili di aver acquistato abbonamenti pirata su internet per vedere i contenuti delle principali piattaforme televisive a pagamento, tra film, serie ed eventi sportivi. Le indagini, tutt’ora in corso, puntano allo smantellamento di una delle principali modalità di distribuzione illecita dei contenuti televisivi: l’Iptv, Internet Protocol Television, l’ultima frontiera della pirateria attraverso la quale i ricettatori acquisiscono e ricodificano giornalmente i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento – Dazn, Sky e Mediaset Premium su tutte – per poi distribuirli nel web, in un flusso di dati ricevibile dagli utenti con la sottoscrizione di un abbonamento illecito – intorno ai 10 euro mensili – e un semplice Pc, oppure smart-tv, tablet, smartphone o decoder connessi alla rete.
Nell’Isola, spiega al nostro giornale il colonnello del Nucleo speciale, Salvatore Paiano, «c’è il maggior numero di persone denunciate dopo la Campania, con un’incidenza di oltre il 14%, mentre in tutto il Sud si arriva al 50% dei casi». Si tratta, dunque, di una trentina di siciliani, sparpagliati tra quasi tutte le province, anche se il picco è a Palermo, «con il 4,5% delle persone coinvolte», cioè dieci utenti denunciati. Acquistando gli abbonamenti, sottolinea Paiano, «i clienti, spesso ignari degli ingenti danni economici della pirateria digitale, non solo fruiscono illegalmente della visione dei contenuti, alimentando un fiorente circuito criminale, ma condividono i propri dati personali, inclusi quelli anagrafici e bancari, esponendosi a rischi di vario tipo, anche informatici». In caso di condanna, per la legge sul diritto d’autore, ai 223 denunciati, che «si sono resi responsabili del reato di ricettazione», verranno confiscati gli strumenti utilizzati per la fruizione del servizio, ma le pene prevedono anche la reclusione fino ad otto anni e una multa di 25mila euro.
Secondo gli ultimi dati della Fapav, la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali, il fenomeno della Iptv nel nostro Paese coinvolge complessivamente quasi 5 milioni di persone, rubando più di un miliardo di fatturato l’anno all’industria audiovisiva, con un danno di 369 milioni sul Pil. Per questo, sottolinea il segretario generale della Fapav, Federico Bagnoli Rossi, quella della Guardia di Finanza è «un’operazione cruciale che, per la prima volta in Italia, interessa non solo i gestori dei portali pirata ma anche gli stessi fruitori del servizio. La pirateria è un problema ancora troppo sottostimato nella percezione comune». Sulla stessa lunghezza d’onda, l’Ad della Lega Serie A, Luigi De Siervo, che parla «di svolta epocale, perché finalmente chi sbaglia paga».