L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sull’emergenza rifiuti a Palermo.
La città naufraga in un mare di immondizia. Dalla stazione centrale all’Albergheria; da Brancaccio allo Sperone, passando per la Zisa e il centro storico, marciapiedi e strade sono invase da sacchi stracolmi di rifiuti. Lo spazio per camminare si riduce sempre di più e ogni giorno che passa, i cumuli diventano montagne. Scene già viste, troppe volte, anche di recente. Muniti di mollette per il naso, abbiamo fatto un viaggio attraverso la città: a un primo sguardo superficiale, nelle strade principali di borgate e quartieri la situazione non sembra poi così allarmante, ma è addentrandosi nel cuore dei rioni che si squarcia il sottile velo che nasconde – con non poca difficoltà – la pesante emergenza che sta vivendo la città.
La cifra, pesantissima, del momento che si sta attraversando la restituisce l’Albergheria: nelle strade ai piedi del Palazzo Reale i cumuli di rifiuti ordinari si distinguono nettamente dai soliti abbandoni figli del mercatino dell’usato che quotidianamente riversa nelle vie materassi, divani e ogni altro tipo di mobili o oggetti. Per le strade dilaga un odore nauseabondo, generato da tutti gli avanzi e i rifiuti delle festività natalizie, che ormai non possono fare altro che comporre la base su cui si reggono le piramidi di immondizia.
All’incrocio tra la via Giovanni Verga e via Michele Schiavo campeggia dal 23 dicembre una distesa di sacchetti lunga circa dieci metri e alta oltre un metro e mezzo. I cassonetti (4 in totale, due in via Verga e due in via Schiavo) non si vedono più, sepolti da un manto di spazzatura. E chi abita i primi piani del palazzo non può aprire le finestre: e non si capisce come potrebbe, viste la puzza e la presenza di topi, scarafaggi e altri insetti che in questa intersezione sembrano aver trovato il proprio angolo di paradiso. Non un ingombrante; solo sacchetti, ognuno ben incastrato e compatto con gli altri a formare un vero e proprio muro.
L’effetto valanga invece si può ammirare nelle strade tra la stazione centrale e l’ospedale Policlinico. Per la precisione siamo in via Antonio Marinuzzi, parallela di via Perez: nessuna delle stazioni di raccolta è stata ancora servita dagli operatori della Rap e i cumuli sono ormai sparsi lungo marciapiedi e strade. Camminare è un vero e proprio percorso ad ostacoli, a piedi come a bordo dei propri mezzi, e studenti, lavoratori e residenti sono costretti a cammina re immersi in una bolla di degrado che va allargandosi sempre più. Dall’azienda spiegano che «per ogni giorno senza raccolta ne corrispondo circa tre o quattro per recuperare l’arretrato», un equazione facile da risolvere il cui risultato è più che tangibile. Ieri qualcuno ha deciso di incendiare un cumulo di rifiuti in corso Pisani: cosa che aggiunge ulteriori rischi per la salute a un’igiene quanto mai precaria.