Gds: “Palermo. Sparò a Celesia senza motivo, 12 anni”
Fabio Geraci, sulle pagine del Giornale di Sicilia, ci guida attraverso i dettagli di un processo che ha portato alla condanna di Orlando, mettendo in luce non solo i fatti, ma anche le ombre e le dinamiche personali che hanno segnato questa vicenda. Una storia di rimorsi e accuse, di famiglie distrutte e di un futuro che appare ormai irrimediabilmente compromesso.
Dodici anni di carcere per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e per detenzione illegale di arma. È questa la condanna inflitta a Matteo Orlando, oggi diciottenne, per l’uccisione di Rosolino “Lino” Celesia, l’ex calciatore ventiduenne assassinato il 21 dicembre dello scorso anno durante una sparatoria avvenuta nella discoteca Notr3, in via Pasquale Calvi.
La sentenza, emessa dal Gup del Tribunale per i Minorenni Antonella Pardo, ha accolto parzialmente la richiesta del pubblico ministero Claudia Caramanna, che aveva chiesto 18 anni di reclusione. Grazie al rito abbreviato e al trattamento previsto per i minori, Orlando ha ottenuto uno sconto di pena.
Matteo Orlando, che ha compiuto la maggiore età mentre si trovava al Malaspina, ha ammesso durante il processo di aver esploso i colpi che hanno ucciso Celesia, sostenendo di averlo fatto per timore di ritorsioni dopo che il fratello maggiore Gabriele era stato aggredito dalla vittima. «Ho sparato, è vero. Ma avevo paura che Lino mi picchiasse come aveva fatto poco prima con mio fratello», ha dichiarato il giovane, invocando la legittima difesa. Tuttavia, questa versione non ha convinto l’accusa, che ha ipotizzato una premeditazione.
Un elemento chiave della condanna è stato un audio estrapolato da un video registrato nella discoteca. Nel file si sentono chiaramente le parole «No, no, che fai?» seguite da due colpi di pistola. La voce di chi cercava di fermare Matteo avrebbe pronunciato il suo nome, confermando così la responsabilità del diciottenne.
La vicenda si inserisce in un contesto di violenza pregressa tra opposte fazioni. La rissa fatale al Notr3 sarebbe stata il culmine di scontri precedenti avvenuti in altri locali. Matteo, cresciuto in un ambiente difficile e con un passato sotto l’assistenza dei servizi sociali, ha raccontato di essere stato spinto dal panico quando Celesia ha colpito il fratello con due pugni, facendolo svenire. Dopo aver soccorso Gabriele, Matteo si è disfatto della pistola gettandola in mare e si è consegnato alle autorità il giorno seguente.
Secondo Orlando, tutto sarebbe iniziato dieci giorni prima, in occasione di un tafferuglio alla Vucciria, quando Celesia avrebbe colpito il fratello con una bottiglia. Questo episodio avrebbe portato Matteo a procurarsi un’arma acquistata a Ballarò. Nonostante le indagini, la pistola non è mai stata ritrovata.
L’atteggiamento di Matteo in carcere, dove pochi mesi fa è stato coinvolto in una rissa, contrasta con le dichiarazioni di pentimento espresse durante il processo. Resta comunque una vicenda complessa, segnata da dinamiche violente e profonde contraddizioni.