L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla vicenda dei 5 ragazzi accusati di produzione, detenzione e diffusione di materiale pedopornografico.
Il video caricato su Telegram , l’app di messaggistica russa fra le più usate e famose per nascondere i dati dei suoi utenti, si era diffuso come un virus nelle chat degli studenti dei licei, fra «i figli della Palermo bene – spiegano gli inquirenti – fino a quando qualcuno li ha scoperti». Il cugino della ragazzina di 13 anni, coinvolta in un rapporto sessuale di gruppo e filmata a sua insaputa, l’aveva riconosciuta. Ed era andato a dirlo alla nonna.
Quest’ultima aveva, poi, contatto i genitori della minorenne che hanno presentato la denuncia. Dopo pochi mesi sono arrivate cinque misure cautelari nei confronti dei giovani identificati e accusati di produzione, detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. Le indagini degli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Procura dei minori sono riuscite ad individuarli e per l’unico maggiorenne sono scattati gli arresti domiciliari mentre per gli altri diciassettenni è stato disposto il trasferimento in comunità. Il lavoro dei poliziotti coordinati dal procuratore Claudia Caramanna con l’aggiunto Laura Vaccaro e i sostituti Francesco Grassi e Luisa Bettiol è riuscito a superare le barriere del social ma quantificare in quanti hanno visualizzato il filmato è praticamente impossibile.
Su chi ha partecipato e contribuito a diffondere il materiale pedopornografico però s’è fatta luce. La vittima ha confermato svelando quell’incubo che era diventata la sua vita. «Le audizioni effettuate con la minore in presenza della psicologa – annotano gli inquirenti – hanno fatto emergere uno spaccato di solitudine e di disagio, in cui emergeva il desiderio della minore di far parte di una comitiva di amici, di acquisire una vita sociale connotata da uscite e frequentazioni; in realtà la tredicenne veniva invischiata in continue richieste di prestazioni sessuali, anche di gruppo, da parte di giovani dimostratisi in tali condotte, privi di moralità».