L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma su una maxi frode fiscal a Palermo.
Finte società in Russia e Bielorussia, giri di fatture su forniture inesistenti per frodare l’Iva e che venivano definite – a dire il vero con poca fantasia – «Zanicchi», come la nota cantante di nome, appunto, Iva. Il tutto organizzato – secondo l’accusa della Procura diretta da Maurizio de Lucia, con gli aggiunti Massimo Palmeri e Annamaria Picozzi e il sostituto Federica La Chioma e Vincenzo Amico – da un’associazione per delinquere che dal2016 al 2020 si sarebbe avvalsa «sistematicamente» di modelli di evasione ideati da un consulente fiscale palermitano per favorire 3 società specializzate nel commercio di materiali per l’edilizia, riconducibili ad un imprenditore di Alcamo».
Due i destinatari di un ordine di custodia cautelare agli arresti domiciliari e uno dell’obbligo di dimora a Bagheria. Ai domiciliari finiscono Salvatore Città, consulente, 68 anni, di Carini, il professionista che nello studio di via Nazionale 203 avrebbe messo in piedi il sistema di false fatturazioni, e Gianfranco Milotta, 46 anni, di Alcamo. L’obbligo di dimora a Bagheria è stato deciso per Giacinto Sciortino, 47 anni. Le indagini, e le misure emesse dal gip Lorenzo Chiaramonte, sono state condotte e notificate dai finanzieri del Comando provinciale del capoluogo, Nucleo di polizia economico – finanziaria diretti dal colonnello Gianluca Angelini.
Associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture false, emissione di fatture false, occultamento e distruzione di documenti contabili, autoriciclaggio, omessa dichiarazione, indebita compensazione e omesso versamento. Ecco le accuse contestate ai tre destinatari delle misure cautelari e alle 24 tra persone fisiche – alcuni erano ritenuti complici, altri hanno «stabilmente assolto alla funzione di “prestanome”» e giuridiche. Il gip ha disposto il sequestro preventivo ai fini della confisca – anche nella forma per equivalente –di somme e beni per oltre 14 milioni di euro pari al profitto dei reati tributari contestati, dell’autoriciclaggio nonché ai sensi della normativa sulla responsabilità amministrativa degli enti.