L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla vicenda che riguarda il direttore dell’ufficio postale di Palazzo Adriano a Palermo.
I risparmi di una vita nel libretto postale: l’ottantenne che aveva accumulato 130 mila euro pensava che i suoi soldi fossero al sicuro. Sicuramente meglio di tenerli in casa col rischio di un furto che avrebbe fatto sparire tutto. Almeno fino a quando lui e la figlia si sono accorti che qualcosa non tornava, che quella somma che credevano depositata in realtà era stata trasferita. Ma nel nuovo libretto, sempre intestato all’anziano, stavolta mancavano all’appello ben 71 mila euro. È stato arrestato per sostituzione di persona, peculato e tentata estorsione il direttore dell’ufficio postale di Palazzo Adriano, Gaetano Cascio, 40 anni, originario di Burgio nell’Agrigentino. Che davanti al giudice non è rimasto in silenzio. «Il mio assistito ha risposto alle domande del giudice nel corso dell’interrogatorio.
Il direttore dell’ufficio postale di Palazzo Adriano ha ammesso di avere prelevato la somma dal conto corrente che sarà restituita questa settimana stessa», ha fatto sapere ieri l’avvocato Federica La Russa che assiste il direttore dell’ufficio postale finito ai domiciliari. Ma le indagini coordinate dal sostituto procuratore di Termini Imerese, Lorenza Tornaturi, avevano impegnato i carabinieri della compagnia di Lercara Friddi in un lavoro meticoloso, rilevano gli inquirenti, «che ha consentito di acquisire tempestivamente un grave quadro indiziario a carico del pubblico ufficiale, alla direzione del piccolo ufficio postale da circa cinque anni».
L’ordinanza emessa dal gip di Termini Imerese ha valutato «sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nella condotta del direttore che, avvalendosi della propria funzione, avrebbe aperto fraudolentemente a nome della vittima, ignara di tutto, un nuovo libretto postale, sostituendosi ad essa ed inducendo in errore gli operatori del servizio centrale di Poste Italiane Spa. Successivamente, avrebbe trasferito l’importo, ammontante a circa 130.000 euro, dal libretto legittimamente intestato al pensionato a quello da lui artificiosamente creato, dal quale, avendone la totale disponibilità, avrebbe sottratto la somma di circa 71.000 euro, versandola su un conto corrente bancario ad egli riconducibile».