L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla Rap e la Tari.
Un balzo avanti di 33 milioni di euro del Piano economico finanziario per la gestione dei rifiuti nel territorio comunale. La novità è contenuta nella proposta di aggiornamento biennale del Pef Tari, approvato dal Consiglio di amministrazione della Rap e inviato già a un ristretto numero fra dirigenti ed esponenti dell’amministrazione, sindaco in testa ovviamente. Una notizia che piomba come una bomba non tanto inattesa, per la verità. Che l’azienda di igiene ambientale chiedesse da tempo un aggiornamento tariffario era noto a tutti, ma di queste dimensioni, no. Quasi il 30 per cento in più che, fatalmente, dovrebbe riversarsi ope legis nella bolletta pagata dai cittadini. La norma, infatti, vieta l’utilizzo di risorse esterne alla Tari per la gestione dei rifiuti.
La notizia, fino a questo momento, è stata tenuta molto riservata. Probabilmente cambierà, nel senso che si ridurranno le pretese. L’aggiornamento da 103 a 136 milioni (cui va aggiunto il 10 per cento di Iva) rappresenta una ritocco enorme, in grado di far lievitare ancora di più le tasse in una città che si appresta ulteriormente ad aumentare l’addizionale Irpef per effetto del piano di risanamento ministeriale. Non solo, ma la ragioneria generale si troverebbe costretta ad accantonare il 50 per cento dell’incremento (circa 16 milioni che deve togliere da qualche parte nel bilancio) e destinarlo al fondo crediti di dubbia esigibilità visto che anche questa cifra finirebbe per la metà nel buco dell’evasione.