L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma su una sparatoia avvenuta all’interno del rione Zen 2 di Palermo.
Spari nel rione Zen 2 in via Costante Girardengo. I colpi d’arma da fuoco sono stati sparati contro l’abitazione di Gaetano Giampino, 69 anni, agli arresti domiciliari nella sua abitazione. Alcuni colpi – sei secondo i primi accertamenti – sono finiti contro il muro dell’edificio, altri sono entrati in casa dalle finestre. Le indagini sono condotte dalla squadra mobile. Anche la scientifica è intervenuta per eseguire i rilievi. Nel 2020 Giampino (nella foto al momento dell’arresto) è stato condannato a 6 anni in abbreviato per avere ferito il 5 dicembre del 2019 Salvatore Maranzano, titolare di un negozio di detersivi di via Girardengo.
Nel corso delle indagini Giampino raccontò di avere perso la testa e di avere sparato, quando Maranzano avrebbe chiesto a sua moglie come potesse non piacergli un bell’uomo come lui ed avrebbe per giunta allungato le mani per toccare le parti intime della donna. Secondo l’iniziale ricostruzione della Procura, invece, ad armare la mano di Giampino sarebbe stata una banale lite per una precedenza.
Il gup condannò Giampino nel novembre del 2020 per tentato omicidio. La sentenza fu emessa col rito abbreviato e dunque tenne conto della riduzione di pena di un terzo. Il giudice considerò anche l’attenuante della provocazione che avrebbe posto in essere Salvatore Maranzano.
La vicenda risale al 5 dicembre del 2019. La scena fu ripresa dalle telecamere di sorveglianza dei negozi di quell’angolo di via Girardengo. Tra i due c’era rivalità ma il motivo al processo non fu chiarito. Maranzano avrebbe detto o fatto qualcosa che suscitò la rabbia incontrollabile di Giampino. Il feritore si trovava, nei momenti immediatamente precedenti agli spari, con la moglie e, secondo la sua tesi difensiva, la donna sarebbe stata avvicinata e palpeggiata nelle parti intime in presenza del coniuge, che a quel punto avrebbe reagito, tornando verso la propria auto e prendendo la pistola, detenuta illegalmente, e poi esplodendo dei colpi (a suo dire indirizzando la canna per terra, solo per impaurire l’avversario) che ferirono Maranzano in modo grave. In ospedale comunque gli fu salvata la vita. L’arma del tentato delitto non è mai stata ritrovata. L’imputato venne fermato poche ore dopo la sparatoria dalla squadra mobile.
I magistrati e gli investigatori ricondussero il litigio non al palpeggiamento, ma a questioni di precedenza stradale. La tesi del palpeggiamento era stata alimentata da una testimonianza anonima, fatta in modo confidenziale alle forze dell’ordine.