L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla questione racket e droga a Brancaccio.
Cinque condanne ridotte e, per il resto, una conferma in blocco delle pene nei confronti degli uomini del mandamento di Brancaccio guidati dal boss Pietro Tagliavia. È stata emessa ieri la sentenza dalla quarta sezione penale della Corte d’appello (presidente Vittorio Anania) nei confronti di 21 imputati coinvolti nell’operazione Maredolce di polizia e guardia di finanza per mafia, estorsioni e droga e già condannati in primo grado il 14 febbraio 2020.
Lo sconto più corposo per Antonino Marino, indicato come componente della famiglia di Roccella e difeso dall’avvocato Antonino Turrisi, che passa da 10 anni a 7 anni, 11 mesi e 10 giorni, ma calano le condanne anche per Giovanni Pilo, che scende da sei anni a 5 anni e 4 mesi, Pietro D’Amico (da 5 anni a 3 anni e 4 mesi) e Giuseppe Frangiamore (da 2 anni e 8 mesi a un anno, 9 mesi e 10 giorni). Per quest’ultimo, assistito dagli avvocati Annalisa Abbate e Debora Zampardi e che era accusato di favoreggiamento aggravato, è decaduta l’aggravante mafiosa. Riformulata in 5 anni la condanna, invece, per Roberto Mangano, che in primo grado aveva avuto sei anni. Confermata la pena più pesante, 14 anni, per il boss Pietro Tagliavia.
Verdetto ribadito per Francesco Paolo Clemente (12 anni), Giuseppe Di Fatta(12 anni), Santo Carlo Di Giuseppe (12 anni), Giuseppe Ficarra (10 anni), Giovanni Vinci (10 anni), Giacomo Teresi (12 anni in primo grado, 18 anni in appello ma la pena è inferiore in quanto in continuazione con una precedente condanna), Giuseppe Lo Porto(8 anni). Due anni e 8 mesi ciascuno per Massimo Alteri, Salvatore Graziano, Gaetano Lo Coco, Francesco Paolo Mandalà, Rosalia Orlando; quattro anni a Maurizio Puleo; tre anni e 4 mesi a Stefano Tomaselli; due anni a Elio Petrone.