Gds: “Palermo. Pure la Legionella: chiusa Villa Niscemi. Il primo contagiato è stato un impiegato poi finito in ospedale, sloggiati trenta dipendenti”
Non solo covid. L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma su un caso tra gli impiegati comunali di Legionellosi.
Chiusa, serrata, inaccessibile. Villa Niscemi, sede di rappresentanza del sindaco, da oltre tre settimane è ostaggio di un battaglione di batteri di Legionella grandi 5 milionesimi di metro. Un nemico ostico, duro da sconfiggere, insidioso da eliminare, complicato da gestire, che quando entra in azione e si annida nei polmoni dei poveri malcapitati manda in tilt l’organizzazione di uffici, centri sanitari, case private, impianti sportivi. In questo momento sta impegnando uomini e risorse dedicati a domare l’emergenza di Villa Niscemi, ma ancora non si è riusciti a venire a capo dell’infezione. Il Comune, insomma, non soffre di solo Covid, ma cade anche sotto i colpi di altri malanni e di altri avversari infidi come questo che assedia la magione del Settecento ai Colli.
Chi ha seguito la vicenda fin dall’inizio, spiega che tutto cominciò verso metà dicembre. Quando l’impiegato si assentò dal suo posto di lavoro aveva febbre, brividi, dolori muscolari, peso al torace. Un’influenza, avrà pensato. Ma la preoccupazione maggiore era per il Covid 19, la cosa più facile cui pensare in questi tempi. Tampone negativo. Ma il malessere è proseguito. Di qui il ricovero in ospedale. La diagnosi, dopo analisi approfondite, è stata di legionellosi. Un guaio. Perché il batterio responsabile della malattia ha un tasso di letalità del 10 per cento (il Covid, nella seconda ondata, secondo l’Istituto superiore di sanità, l’aveva del 2,4 per cento) e poi è altamente trasmissibile attraverso impianti di aerazione difettosi. Si annida nelle condutture, nelle docce, negli stagni, nei contenitori di acqua, nelle pozze, nei filtri poco puliti degli impianti di condizionamento dell’aria.
Non appena il problema è stato individuato con certezza, le autorità sanitarie si sono messe in moto per sigillare la zona, mettendola di fatto sotto chiave. Il sindaco, Leoluca Orlando, ha dovuto scrivere un lungo ordine di servizio per fare sloggiare la trentina di impiegati che normalmente stazionano fra i due piani dell’antica dimora adattata a uffici. Detto e fatto nel giro di mezza giornata, tutti sparpagliati fra Palazzo delle Aquile e Palazzo Galletti, in piazza Marina. Via i commessi, via l’ufficio stampa, via l’ufficio di staff del sindaco, via i portieri, si chiudono le luci, si abbassano le pesanti imposte.