L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla questione pizzo a Borgo Vecchio.
Le estorsioni al Borgo Vecchio senza sconti a niente e nessuno: dai cantieri ai negozi e pure alle feste patronali con i cantanti neomelodici sul palco. Ma le vittime si erano ribellate e, insieme, avevano fatto fronte comune e denunciato. A distanza di due anni dal blitz Re s i l i e n za eseguito dai carabinieri, arriva la stangata (con oltre 160 anni di carcere) per ventotto imputati in uno dei tronconi dell’inchiesta. Nonostante la riduzione di un terzo della pena, prevista dal rito abbreviato, quella letta dal Gup Donata Di Sarno nell’aula bunker di Pagliarelli (pm Amelia Luise e Luisa Bettiol) è una sentenza pesante per la mafia del quartiere. Destinata a fare storia. Il verdetto più pesante, 17 anni e 4 mesi, per Jari Massimilano Ingarao, figlio di Nicola (boss della Noce ucciso dai sicari dei Lo Piccolo il 13 giugno 2007) e nipote di Angelo Monti, anch’esso condannato ma a 4 anni e 6 mesi con la continuazione dopo una richiesta dell’accusa di vent ’anni di reclusione.
Inflitti 13 anni e mezzo a Giovanni Zimmardi; 13 anni e 4 mesi a Salvatore Guarino; 10 anni ciascuno a Girolamo Monti e a Giuseppe Gambino; 8 anni e 8 mesi a Danilo Ingarao; 8 anni e 4 mesi a testa per Giovanni Bronzino e Marcello D’India. E, ancora, Domenico Canfarotta (8 anni); Gabriele Ingarao (7 anni e 8 mesi) difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo e scagionato però, rispetto ai fratelli, dall’associa[1]zione mafiosa e dall’accusa di un’estorsione aggravata a un macellaio di Borgo Vecchio; Giuseppe Lo Vetere (7 anni e 6 mesi); Emanuel Sciortino (7 anni e 4 mesi); 6 anni e 8 mesi a testa per Paolo Alongi, Antonino Fortunato e Salvatore Buongiorno, l’organizzatore di feste di piazza; Pietro Matranga (5 anni e 6 mesi); Vincenzo Vullo(4 anni e 8 mesi); Francesco Mezzatesta (2 anni e 4 mesi); Nicolò Di Michele (2 anni, 2 mesi e 20 giorni); 2 anni e 2 mesi ciascuno a Francesco Paolo Cinà e Vincenzo Marino; un anno e 8 mesi a testa per Gianluca Altieri e G i a co m o Marco Bologna; un anno e 4 mesi ciascuno a Giuseppe D’Angelo e Davide Di Salvo; un anno in continuazione con una precedente condanna per Giuseppe Pietro Colantonio; sei mesi e 20 giorni per Filippo Leto.