L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla guerra per sanare le tasse al comune di Palermo.
La giunta approva la modifica al piano di riequilibrio. Ma c’è già l’opposizione che alza le barricate e dice: «Niente da fare, troppe tasse, non passerà». L’amministrazione approva la nuova delibera che ora è al vaglio del collegio dei revisori e poi passerà all’esame del Consiglio comunale. Ma già sentono i rulli dei tamburi. Tamburi di guerra.
In una lunghissima seduta, l’altro ieri sera, è stata ritoccata quella che dovrebbe essere l’impalcatura per ottenere i 475 milioni di euro in vent’anni dallo Stato per aggiustare i conti del bilancio. Un’operazione, però, costellata di lacrime e sangue per i contribuenti, contropartita che Roma chiede per aprire i cordoni della borsa.
L’aumento delle tasse sembra inevitabile. Scattano in sui costi dei servizi a domanda individuale e dei canoni di concessione, mentre non si sa ancora come finirà la partita della Tari, ancora tutta da giocare. Perfino un obolo di 5 euro per entrare allo Spasimo è stato previsto, questo per dire cosa si sta raschiando. Ma è il ritocco delle percentuali dell’addizionale Irpef che fa tremare i polsi. Una norma ha tolto ai Comuni in difficoltà il limite massimo di prelievo rispetto all’attuale dello 0,8 per cento a carico dei lavoratori da cui ricava circa 51 milioni all’anno.