L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla manovra del comune di Palermo.
Un piano di riequilibrio che spacca le ossa anche ai fornitori del Comune. Che rischiano addirittura di non
prendere un euro dei crediti vantati se non si iscrivono entro aprile in un’apposita lista chiamata pomposamente Piano di rilevazione dei debiti commerciali certi liquidi ed esigibili. È rivolto, in sostanza, a tutti coloro che hanno staccato una fattura per servizi o forniture. Ma non è solamente uno scopo conoscitivo quello che muove questa procedura. In realtà punta a fare risparmiare l’esborso finale visto che i poveri creditori, alla fine, si dovranno accontentare di un quantum ritoccato al ribasso con percentuali fissate dalla legge, riduzioni dal 20 al 60 per cento.
La normativa. È l’ultimo regalo che viene fuori dal vaso di Pandora dei conti disastrati di Palazzo delle Aquile. Le norme contenute nella legge di Bilancio, infatti, prevedono che tutti gli enti che hanno deliberato il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, al fine di quantificare i debiti commerciali, devono obbligatoriamente «predisporre il piano di rilevazione dei debiti commerciali certi, liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2021».
Debito da 50 milioni. Secondo i calcoli contenuti in alcuni documenti recenti, il debito commerciale del Comune si attesta intorno ai 50 milioni di euro, non un valore stratosferico tuttavia ragguardevole per una città povera come questa. Fino al 10 aprile ci sarà tempo per chi ha staccato una fattura al Comune di «presentare appo sita e obbligatoria richiesta di ammissione attraverso la compilazione di un’istanza, che dovrà essere presentata solo ed esclusivamente in via telematica».