L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul funerale di Caravello.
L’uscita della bara dalla casa di Romagnolo era stata segnata da 83 secondi di fuochi d’artificio. Dopo i funerali, altri quattro minuti di botti alla Kalsa che hanno fatto tremare la città. Le lacrime dei familiari, il fumo nell’aria per l’esplosione dei petardi e le magliette indossate da amici e parenti per Natale Caravello, 47 anni, l’operaio della Reset morto ammazzato una settimana fa in via Pasquale Matera a Brancaccio.
L’ultimo saluto all’uomo ucciso da Alessandro Sammarco, il ventenne che ha confessato il delitto e che ha detto di aver perso la testa per sua figlia Alessia, ha riunito il quartiere in cui la famiglia Caravello viveva da anni e quello da cui la vittima dell’omicidio era originario. E anche chi non sapeva nulla di quella cerimonia, s’è dovuto fermare per le strade interessate dal corteo e dalle coreografie rea[1]lizzate da chi voleva bene alla vittima. La messa è stata celebrata in mattinata alla chiesa di Santa Maria della Pietà da don Giuseppe Di Giovanni che ai familiari e i parenti dell’uomo ha rivolto un «appello alla pace all’interno delle nostre famiglie e non solo a livello mondiale, considerato il periodo che tutti stiamo vivendo… un invito a questo senso di responsabilità, perché ognuno di noi sia costruttore di pace».
E a pochi giorni dalla festa di San Giuseppe, il ricordo di un padre su cui poggiava l’intera famiglia.
Francesca Caravello, figlia di Natale, in un nuovo video è tornata a ricordarlo e a parlare anche di Sammarco e dei rapporti con sua sorella Alessia. Un messaggio concluso rivolgendosi direttamente al giovane che ha confessato il delitto: «Se mi vedi e chiedi perdono… Mio padre è morto, hai tolto un padre alla mia famiglia, un marito a mia madre, un figlio a mia nonna e un genero ai miei nonni. Hai tolto un perno della nostra casa e ti sto guardando negli occhi. Non avrai mai il mio perdono. Mai».