L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulla criminalità nel bel mezzo dell’emergenza Coronavirus. Neanche il coronavirus blocca le attività di ladri, spacciatori e malviventi assortiti che continuano a fare quello che fanno sempre. Per giunta in una città semi-deserta e dunque, almeno in teoria, più facilmente individuabili. Ne sanno qualcosa i medici del Policlinico, finiti nel mirino dei ladri proprio mentre stavano lavorando in un momento di grande emergenza nazionale. Nei confronti di dottori e infermieri chiamati in prima linea bisognerebbe avere un atteggiamento diverso, ma la questione a quanto pare non riguarda affatto i «soliti ignoti» che sono entrati lunedì pomeriggio negli spogliatoi e negli ambulatori del reparto di Medicina d’urgenza del Policlinico. In pochi minuti hanno arraffato tutto quello che avevano a portato di mano, prendendo soldi, portafogli e altri effetti del personale medico. Ma non erano ancora soddisfatti, così hanno cambiato piano e sono entrati anche dentro un ufficio, rubando computer e altro materiale informatico. «Abbiamo trovato tutto sottosopra. La collega arrivata per la notte – racconta uno dei sanitari – non ha trovato lo zaino con le chiavi di casa e della macchina. Io e un’altra collega il portafogli. Poi abbiamo scoperto che sono entrati anche al piano di sotto portando via cinque computer e altra attrezzatura». Un giovane di 30 anni è stato bloccato nel cuore della notte dagli agenti del reparto mobile della polizia mentre stava tentando di rubare uno scooter elettrico in via Vincenzo Errante. Da Termini a Brancaccio per acquistare droga. Ignorando qualsiasi divieto di circolazione per evitare i contagi. È il caso di P.C. 35 anni, nato a Modena ma residente a Termini Imerese, arrestato per spaccio di hashish e segnalato alla magistratura perché girava per strada senza alcun motivo, tranne quello di acquistare e vendere droga. «Barbieri e parrucchieri dei quartieri popolari continuano a lavorare nonostante il divieto imposto dal decreto del presidente del consiglio dei ministri». La denuncia arriva da Nunzio Reina, responsabile dell’area produzione della Confesercenti regionale. «Sono decine le segnalazioni arrivate alla chat del nostro settore – dice Reina – sappiamo che nei quartieri popolari, in periferia, sono tanti coloro che continuano a svolgere indisturbati l’attività di barbiere e parrucchiere. Alcuni offrono servizi a domicilio, altri aprono le porte del negozio alla clientela e poi chiudono la saracinesca per sfuggire ai controlli. Abbiamo denunciato tutto alle forze dell’ordine».