L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul maxi sequestro alla cosca mafiosa di Pagliarelli.
Imprese, attività commerciali e auto possedute senza averne… i giustificati mezzi economici. Che sarebbero invece arrivati nelle loro tasche, sottotraccia e illegalmente, dagli affari del clan al quale sarebbero legati. Il gip Claudio Bencivinni, su richiesta della Dda, ha firmato il decreto di sequestro preventivo per otto presunti affiliati al mandamento di Pagliarelli finiti agli arresti a giugno nell’operazione della finanza sulla famiglia del Villaggio Santa Rosalia. Ora perdono pure i beni, tra i quali ci sono complessivamente 26 tra immobili, magazzini, un terreno e attività economiche. Valore 6 milioni di euro,
Dal traffico di droga al trasferimento di valori le accuse che inchioderebbero gli indagati per i quali ad ottobre è pure partita la richiesta di blocco dei patrimoni. Si tratta di Giovanni Cancemi, Andrea Ferrante, Rosaria Leale, Francesco e Silvestre Maniscalco, Rosario Manno, Leonardo Marino e Salvatore Sorrentino che dopo l’arresto hanno rifiutato il giudizio immediato e hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato. Le indagini svolte anche con l’ausilio della consultazione delle banche dati e di altri strumenti informatici dal nucleo di polizia economico finanziaria e dal Gico della guardia di finanza, hanno permesso di evidenziare le incongruenze patrimoniali degli indagati e dei familiari. E i conti non tornano.
Il nucleo di Giovanni Cancemi, 53 anni, era composto da 4 persone: dal 2015 al 2021 i redditi ufficiali oscillavano tra dai 1.500 ai 55 mila euro. Ma con differenze sostanziali, poi, nella capacità di spesa media: per esempio, a fronte di entrate per 6.660 euro ne uscivano 30 mila. E così via. Allo Sta to e all’amministratore giudiziario Alessandro Polizzotto passa (per ora ) la custodia dei suoi beni: la società di vendita all’ingrosso di autoveicoli Man Service in via Montegrappa, un panificio in via Santicelli 19 ed una Fiat Panda.