Gds: “Palermo Mafia, estorsioni e pestaggi Blitz a Resuttana: sette in manette”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul blitz in zona Resuttana e i sette arresti per mafia ed estorsioni.

L’incontro tra i capimafia di primo livello in città – il capo mandamento di Resuttana, Salvatore Genova, e Michele Micalizzi di Tommaso Natale – lo hanno organizzato gli uomini di fiducia di Genova. Preceduto da «segretissimi contatti», il 30 novembre 2020 avveniva il faccia a faccia tra i due anziani esponenti di spicco della mafia – che per mille motivi, dopo la loro scarcerazione a condanna espiata – non potevano incontrarsi ufficialmente, e che veniva organizzato dagli affiliati al clan.

Due «picciotti» in particolare venivano utilizzati anche per mettere a segno intimidazioni, violenze, minacce, tutto allo scopo di mantenere il controllo di Cosa nostra nella zona di loro competenza e gestire il racket delle estorsioni. Un quadro di indagini che segue il blitz del 10 luglio scorso contro il mandamento di Resuttana (a poche ore di distanza di un’analoga raffica di arresti contro il clan di Tommaso Natale) – culminato con 18 misure cautelari – e che chiude adesso un secondo capitolo: stavolta sono sette gli ordini di custodia cautelare a carico di accusati di mafia e ritenuti responsabili, a vario titolo, anche di una rapina (di due mezzi), di tre estorsioni, tutto aggravato dal metodo mafioso.

Giuseppe «Pino» D’Amore (il titolare di un bar in viale Resurrezione) e Gaetano Maniscalco (avrebbe costretto un ristoratore a dimezzare il conto per un pranzo) sono i due nuovi indagati destinatari della misura cautelare emessa dal gip Fabio Pilato; gli altri già raggiunti da un altro provvedimento sono Sergio e Carlo Giannusa, Antonino Fontana, Mario Napoli, il commerciante Giovanni Quartararo. Il procuratore Maurizio de Lucia, l’aggiunto Marzia Sabella, i sostituti Giovanni Antoci, Francesca Dessì e Giorgia Righi, hanno ricostruito – e arricchito di nuove evidenze investigative- i profili di D’Amore e Maniscalco. La squadra mobile guidata da Marco Basile, e la sezione investigativa dello Sco, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia, ha dato esecuzione all’ordinanza. Durante la perquisizione a D’Amore è stata anche trovata un’arma lunga, modello Skorpion con matricola abrasa: un ritrovamento che fa salire la tensione delle indagini.

D’Amore era a disposizione operativa totale del capo mandamento Genova e del reggente della famiglia di Resuttana, Sergio Giannusa. Il dettaglio delle accuse ai sette indagati è ricca di episodi di vita criminale quotidiana. Spesso con una raccomandazione che richiamava alla prudenza con cui dovevano avvenire gli incontri: «Mi ha detto: “senza niente, neanche spento…”» era il chiaro riferimento a non portare il cellulare agli appuntamenti. Carlo Giannusa e Napoli sono responsabili di aver ordinato a Fontana di minacciare e intimidire la socia di un’impresa di costruzioni: «Digli al tuo principale che si cerca l’amico» è la frase che viene lasciata ad un operaio del cantiere edile.