L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sull’omicidio di Celesia.
Sconfinamento di territorio tra bande rivali per la gestione dei locali della movida. Oppure il controllo dello spaccio nelle zone dove è più intensa la presenza del popolo della notte, che affolla i luoghi del divertimento. Sono le due principali ipotesi investigative al vaglio degli uomini della Squadra mobile, coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Ennio Petrigni e dal procuratore dei minorenni, Claudia Caramanna, i quali non credono per nulla al fatto che l’omicidio di Rosolino «Lino» Celesia sia scaturito da una lite per futili motivi.
I dubbi sulla versione fornita dai due fratelli ha lasciato spazio a più di qualche dubbio ma soprattutto sarebbero le dichiarazioni del minorenne a non convincere chi indaga. Secondo gli investigatori, infatti, il delitto potrebbe essere premeditato e non casuale come si vorrebbe far credere.
A suggerire questa pista sarebbe proprio la dinamica con cui è avvenuto il delitto nella discoteca Notr3 di via Pasquale Calvi. Per uccidere Celesia, il diciassettenne avrebbe sparato con una calibro 22 semiautomatica, una pistola difficile da maneggiare che, per giunta, disponeva di soli due proiettili, entrambi andati a segno mortalmente. Solo una persona esperta potrebbe essere in grado di utilizzarla:
in altre parole sarebbe stato difficile, se non impossibile, per un «dilettante», fare ricorso a un’arma di quel tipo.