L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sul duello a distanza tra Palermo e Savoia. Mancano due mesi e mezzo dalla sfida del “Giraud”, ma lo scontro diretto è già cominciato a suon di dichiarazioni e comunicati. Da un lato, i campani lanciano frecciate sui rigori concessi ai rosanero; dall’altro, il Palermo ribatte con una nota dell’ad Sagramola, puntando sulle continue richieste del Savoia di giocare alle 15, ovvero mezz’ora dopo i diretti concorrenti per la promozione in Serie C. Accuse da ambo i lati che, per il momento,si concludono con l’ultima parola concessa a Mazzamauro, presidente del club di Torre Annunziata, il quale si appella al regolamento e respinge i sospetti riguardo ad un presunto vantaggio ottenuto da questi ritardi. Il numero uno del Savoia, nella sua contro-replica a Sagramola, fa riferimento all’articolo 30.2 del Regolamento Lnd: «I Comitati, le Divisioni e i Dipartimenti che organizzano i Campionati possono disporre, d’ufficio o a richiesta delle società che vi abbiano interesse, la variazione dell’ora di inizio di singole gare, nonché lo spostamento ad altra data delle stesse, l’inversione di turni di calendario o, in casi particolari, la variazione del campo di gioco». Dunque, qualunque altra squadra del campionato ha la facoltà di richiedere un cambio di orario o di data rispetto a quelli previsti dal calendario, a patto che raggiunga un accordo con la società avversaria. Il Savoia, in quattro occasioni nel corso di questo campionato, ha chiesto e ottenuto il rinvio della propria partita di mezz’ora. Le motivazioni, stando alle dichiarazioni di Mazzamauro, sono prettamente logistiche ed economiche: «Il Savoia gioca alle 15, previo benestare degli avversari di giornata,esclusivamente per permettere un maggior afflusso di tifosi allo stadio. Non potendo contare sulle stesse disponibilità dei rosanero, la presenza massiccia di supporter al Giraud, insieme ad un numero esiguo di sponsor, rappresenta un’importante fonte di supporto economico, ma soprattutto emotivo. Chiudo dicendo che non ci sono altri fini dietro tale scelta e che, chi porta avanti tale tesi, non fa altro che alimentare ad arte un clima di sospetto».