Gds: “Palermo. L’Irpef ci costerà 220 euro in più a testa. Ecco quali sono gli effetti sui cittadini del piano di riequilibrio approvato dal Consiglio comunale”
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul nuovo piano approvato dal consiglio comunale a Palermo.
Il concetto di fondo è il seguente. I conti del Comune sono disastrati. Per non finire nel rigido mondo del dissesto, dove tutto è governato asetticamente dalle norme, l’amministrazione ha preferito il più flessibile piano di riequilibrio approvato lunedì dal Consiglio (14 sì, compresi i 5 Stelle) col fondamentale patto di desistenza di tutto il centrodestra, che di fatto si è rivelato come la stampella della maggioranza politica. Di quell’area solo la Lega è rimasta in aula e si è astenuta (a filo di regolamento vale come voto contrario), ma aveva due consiglieri assenti che se fossero stati in aula avrebbero rovesciato le sorti dell’atto.
Il provvedimento cala come una nebbia pesante per la vita della città e per il portafoglio dei contribuenti costretti a mettere mani al portafoglio in maniera sostanziosa. Un progetto di riequilibrio che oltre alla stangata lascia l’amaro in bocca per la consapevolezza che non un euro dei sacrifici che si chiedono ai cittadini andrà per migliorare servizi, strade, marciapiedi, cimiteri, scuole, trasporti, nulla. Nulla. Tutto il prelievo, in sostanza, servirà per coprire i buchi di bilancio. Tutto.
All’indomani dell’approvazione della delibera, che ora comincia il suo cammino romano sulle scrivanie ministeriali, per ottenere il via libera al maxi-prestito da 475 milioni, il sindaco però rivendica un punto. E cioè che «il messaggio finale è che il Consiglio comunale non voleva il dissesto, al netto di pochi disperati che invece erano favorevoli perché sanno che non governeranno mai la città. Sala delle Lapidi aveva la possibilità di revocare il piano, ma non l’ha fatto. Nessuno ha avuto il coraggio di votare contro». Come a dire, ognuno fa il suo gioco. E anche quelli con la faccia feroce dell’opposizione sotto sotto speravano nella soluzione che si è poi concretizzata. Anche se una pattuglia di 10 consiglieri (Azione, Oso, Iv, +Europa) più tre della Lega (Anello, Caronia, Gelarda) sono rimasti variamente sulle barricate sino alla votazione finale in cui, fra assenze strategiche e astensioni, si registra tecnicamente un solo voto contrario, quello del presidente del Consiglio, Salvatore Orlando, passato a Italia viva e da tempo ormai fiero oppositore della sua ex maggioranza.