L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul conto presentato dall’esercito per quanto fatto ai Rotoli.
L’orizzonte è più cupo di quei nuvoloni neri che da giorni continuano a mandare giù acqua sulle bare senza pace, di poco sotto soglia 900, al cimitero dei Rotoli. Chi è più fortunato, in questo rosario del dolore, ha quantomeno trovato un minimo riparo tra i depositi e le stanze degli ex uffici amministrativi che si trovano immediatamente a destra e a sinistra dell’ingresso. Ma basta girare l’angolo, uscire fuori e arrivare sotto la pergola dell’ex vivaio per capire che il volto dell’emergenza è sempre quello della devastazione fisica e morale: ci passano sopra, come carri armati di una guerra invisibile, ritardi, ordinanze, loculi prefabbricati lasciati nei viali dopo l’ennesima fumata nera per creare gli scavi che dovrebbero ospitarli assieme a diverse centinaia di morti.
L’Esercito chiamato a dare una mano con mezzi e uomini ha presentato il conto al Comune per gli interventi richiesti: 38 mila euro a copertura delle spese per il lavoro straordinario del personale, per il carburante e l’uso dei mezzi. Che l’operazione non fosse a costo zero, chiariscono fonti della Difesa, si sapeva sin dall’inizio. Ma il Comune quei soldi non ce li ha, quelli e manco altri spiccioli che servirebbero a mettere realmente in moto la macchina cimiteriale. «Il tanto annunciato intervento dell’Esercito per aiutare il Comune ad affrontare l’emergenza cimiteriale si è risolto con un nulla di fatto – dice Dario Chinnici, capogruppo di Italia Viva -. L’ennesimo flop del sindaco Orlando che continua a prendere in giro i cittadini e si conferma i principale responsabile di questa scellerata situazione. La mozione presentata da Italia Viva e approvata all’unanimità dal consiglio comunale prevedeva il coinvolgimento dell’Esercito ma nel quadro di un intervento statale che coinvolgesse sia il ministero della Difesa che quello della Salute, oltre ovviamente alla Protezione civile. Ora addio a ogni forma di collaborazione, mentre centinaia di famiglie attendono ancora di dare una sepoltura ai propri cari».
E chissà ancora quanto dovranno aspettare. Il dato è emerso chiaramente dagli ultimi confronti tra operatori, dirigenti e rappresentanti dell’amministrazione. Si resta inceppati, per esempio, sulla liberazione dei campi di inumazione scaduti, circa 23, perché non arrivano i cassoni dove smaltire la terra di risulta. Fermo restando che se anche spuntassero per qualche miracolo, mancherebbe sempre l’autista che deve guidare il bobcat. «È tutto fermo – dice Nicola Presti, della Reset -. Possiamo garantire solo le tumulazioni dei defunti che hanno la tomba privata e la riunione dei resti per liberare sepolture».