L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sull’emergenza ai cimiteri di rotoli.
La burocrazia uccide anche chi è già morto. Ne sono la prova le circa 940 bare (di nuovo in aumento) che stazionano da un mese all’altro, da un anno all’altro in alcuni casi, nei depositi temporanei del cimitero dei Rotoli. Esposti, indagini, ordinanze, progetti, collaudi sono l’unico vero sigillo di «eternità» nelle pagine che raccontano la vergogna senza fine: carte e carte, somme appena visibili come l’acqua nel deserto e che poi, proprio come un miraggio, svaniscono nel nulla.
Documenti con capitoli di spesa e delibere sparsi sopra le tombe che non ci sono, che si attendono, che ora si faranno, che comunque mancano ancora dopo quasi due anni di emergenza conclamata. Si torna al capezzale del camposanto vittima di ritardi e inefficienze, ora pure al vaglio della magistratura. Dovrà ripartire da zero l’iter per la trasformazione della sezione 473 in campo di inumazione capace di ospitare quasi 400 defunti. Il progetto è stato di fatto già fornito all’Amministrazione lo scorso anno dal professore Nunzio Scibilia e prevede una serie di terrazzamenti dove posizionare appunto le diverse file delle sepolture nella nuda terra, le più richieste perché a prezzi popolari.
Il costo per dare pace al caro estinto si aggira sui 160 euro con concessione decennale, contro i quasi 800 che il cittadino deve sborsare se opta per un loculo. Una bella differenza. Ebbene, la somma necessaria, circa 317 mila euro per la riconversione del terreno dove al momento sono seppelliti i bambini morti prima del parto, era già disponibile nel fondo di riserva ma doveva per legge essere impegnata entro la fine del 2021.