L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul Palermo e i lavori per il nuovo tram con il Comune contro le aziende che forniscono servizi scavando “a casaccio”.
L’ha spuntata il Comune, alla fine. Le maggiori aziende che gestiscono sottoservizi nel territorio cittadino sono state obbligate alla redazione e alla consegna degli atti relativi al censimento delle reti sotterranee di gas, acqua, luce, telefonia, trasmissione dati, fognature e al programma definitivo di risoluzione delle interferenze col tracciato del tram, progetto delle tratte A, B e C. Insomma, stop agli scavi che poi riservano sorprese: col corollario di trincee da ricoprire, altre fette di strada da sventrare come in una caccia al tesoro che provoca solo disagi, fin quando non si trovi la soluzione giusta.
Serve una precisione chirurgica quando si effettuano lavori così impegnativi; esattezza che si può ottenere solo sapendo esattamente in che posto e a che profondità si trovano le reti in questione. Una faticaccia per l’amministrazione, riuscire a ottenere quello che rischiava di essere un vulnus definitivo per il progetto della tramvia. Infatti redigere un tracciato senza sapere cosa ci sta sotto espone a una quantità di problemi con danni incalcolabili.
Tanto è vero che l’amministrazione, nel tempo, ha subito le censure dell’Autorità anticorruzione e dello stesso aggiudicatario dell’appalto che, in sostanza, era come se avesse gli occhi chiusi su come affrontare il percorso dei lavori. Con rischi di giganteschi contenziosi. E danni incalcolabili per il territorio. Nel corso del tempo è accaduto che si sono svolte molte conferenze di servizio, ma la documentazione in sostanza non era mai arrivata. Pertanto Palazzo delle Aquile, per non perdere il finanziamento pubblico, aveva dovuto bandire l’appalto progettuale delle nuove linee e, parallelamente, ha agito per ottenere in via d’urgenza la condanna delle società concessionarie alla consegna dei dossier sui sottoservizi.
L’amministrazione Lagalla si è affidata, per elaborare e seguire il reclamo, a un professionista come l’avvocato Lucio Geraci, il quale si è rivolto alla V sezione civile del Tribunale, specializzata in materia di impresa (presidente Daniela Galazzi, relatore Claudia Spiga) avendo come controparte un battaglione di legali e tecnici delle aziende coinvolte.
Il Tribunale, in accoglimento della domanda cautelare del Comune, ha condannato, in una prima fase, soltanto alcune società concessionarie e, poi, in sede di reclamo, le altre società alla consegna della documentazione richiesta, nel termine di 120 giorni dalla decisione. Si tratta di aziende come Amg Energia, Amap, Tim, Wind Tre, Terna, Open Fiber, Sispi, Infratel, Fibercop, che devono fornire «il censimento e il progetto di risoluzione delle interferenze». E lo devono fare entro 120 giorni dalla notifica dell’ordinanza (che è di questi giorni). Un provvedimento d’urgenza in sostanza, che dovrebbe mettere al riparo l’amministrazione da rischi di varianti e prevedibili future sospensioni dei lavori.