L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla tappabuche della Rap.
La macchina tappabuche è entrata in funzione e il primo intervento ieri mattina in piazza Giovanni Paolo II,
all’altezza della rotatoria Alcide de Gasperi, ha mostrato ai cittadini i tempi e i metodi di lavorazione per riparare le strade. Molti curiosi si sono avvicinati per capire cosa fosse quel macchinario dalle forme strane, mai visto prima. La tecnologia Rodeco-Nuphatlt è arrivata in città per eliminare le buche e le situazioni di pericolo alle pavimentazioni ammalorate che da mesi affliggono i palermitani.
L’impianto è installato su una Renault Master. L’apparecchiatura è costituita da un rullo che serve alla compattazione e alla finitura e da due pompe spruzzatrici in acciaio inox, che servono all’applicazione del rigenerante e dell’emulsione bituminsa. I rappezzi vengono realizzati riciclando il materiale esistente, riscaldato tramite dei bruciatori a gas montati nella parte inferiore dell’apparecchiatura, con l’aggiunta di speciali prodotti rigeneranti e, in quantità minima, di conglomerato bituminoso, mantenuto caldo all’interno della macchina stessa.
La caratteristica fondamentale dell’intervento sta nel giunto caldo tra la vecchia pavimentazione e l’area di intervento. Il giunto garantisce la totale compatibilità fra la vecchia pavimentazione e il nuovo rappezzo. Entusiasta l’amministratore unico di Rap, Girolamo Caruso, che ricollega l’attuale emergenza alle forti piogge (che hanno aggravato ma non provocato ex novo i disagi). «Faremo circa duemila interventi in tre mesi con la prima macchina – spiega ai microfoni di Tgs -. Con l’altra raddoppieremo la produzione. Contiamo di fare quattromila interventi in totale in tre mesi, fino ad aprile. Copriremo ottomila metri quadrati. Poi c’è pure l’attività manuale. Insomma, nei prossimi tre mesi – conclude – faremo l’equivalente dei due anni precedenti di attività svolti dalla Rap in questo campo».