L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulla retata antimafia con 90 arresti. C’era scritto «ti voglio bene figlio mio», ma si leggeva«fai quello che dico io o ti scanno». Le lettere minatorie sarebbero state inviate dal carcere dell’Ucciardone dal boss Giovanni Ferrante, che lì era recluso nel 2015, e sarebbero servite soprattutto a piegare il gestore del bingo «Kursaal» di via Emerico Amari, costretto a pagare lo stipendio alla compagna del mafioso, Letizia Cinà, anche se la donna non avrebbe mai lavorato e sarebbe stata perennemente in malattia. E insisteva: «Gli dici: “Ora mi devi dire se ti devo lasciare qua morto o me ne devo andare! E non fare u scimunitu che la licenzi perché mio padre ti giura che sei morto! Ti viene a cercare ovunque ha perso le scarpe il Signore e ti conviene che ti prendi l’agenzia, te la porti addosso e te ne vai!”.