L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul nuovo paralimpico che abbatte le barriere.
Il nuoto paralimpico e le nuove frontiere, i disabili sempre più atleti speciali. La piscina della Cittadella sportiva di Messina ha ospitato la terza fase del campionato regionale di società valida come campionato interregionale della Federazione nuoto paralimpico regionale. Un meeting organizzato dall’associazione sportiva dilettantistica Onde Blu, in cui si sono distinti i palermitani Giacomo Di Santo, Sergio Ferrara e Giuliana Costa. Più di 60 atleti provenienti da tutta Italia si sono sfidati per conquistare non solo il podio ma anche per raggiungere le fasi nazionali. È questo il caso di Giacomo Di Santo, delegato regionale Finp, che si è piazzato al primo posto nelle tre categorie di stile libero 50, 100 e 400 metri categoria S9, ottenendo
anche i tempi necessari per la partecipazione ai campionati nazionali. «Le gare – dice Di Santo – hanno messo in evidenza la tenacia dei nostri atleti che adesso partecipano nuovamente in massa, dopo il calo vertiginoso durante la pandemia. Questa occasione ha permesso a tanti di uscire da una chiusura sociale e di riprendere a vivere una vita stimolante».
Anche Sergio Ferrara si è aggiudicato una posizione nel podio dopo solo un anno e mezzo di allenamento, arrivando primo nei 50 stile libero, secondo nei 100 sl e terzo nei 100 dorso, nella categoria S7. «Per me – racconta – è stata la prima vera competizione. C’erano tanti atleti che da anni mettono tutti se stessi e vedere questo mi spinge a continuare, dandomi una forte spinta per raggiungere grandi obbiettivi dopo il sopraggiungere della disabilità, avvenuta nel 2015 a seguito della sindrome della cauda equina, che mi ha paralizzato le gambe». Giuliana Costa si è distinta arrivando prima nei 50 stile, seconda nei 100 stile e nei 100 dorso nella categoria S6. «A causa della osteogenesi imperfetta – spiega – sono stata lontana dagli sport fino al 2012 quando il nuoto paralimpico è arrivato in città, aprendomi una nuova strada di vita. E questo anche se l’inclusività sportiva è ancora un miraggio nella nostra città, essendo la piscina comunale l’unico luogo provvisto delle strutture necessarie per farci allenare. Ma questo sport mi ha permesso di creare nuove relazioni basate sul rispetto reciproco sue di una profonda amicizia solidale. Ricordiamo che in acqua siamo tutti uguali»