L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul delitto di Brancaccio.
Ha confessato subito di essere stato lui a sparare e ha anche indicato le radici dell’odio che covava fra lui e la vittima (padre della ragazza di cui si era innamorato) ma per gli inquirenti sul racconto di Alessandro Sammarco u milliliri, il ventenne difeso dall’avvocato Corrado Sinatra e che è rinchiuso in carcere dopo il delitto di giovedì sera in via Pasquale Matera a Brancaccio, restano ancora punti da chiarire. C’è la questione del fiancheggiatore su cui avrebbe potuto contare nelle fasi del delitto e, poi, il telefonino e la pistola che non ha consegnato quando ha deciso di presentarsi alla caserma dei carabinieri di piazza Verdi e mettere fine alla caccia all’uomo della polizia.
L’autopsia: due colpi al cuore È stato eseguito ieri l’esame disposto dal sostituto procuratore Gianluca De Leo sul corpo della vittima all’istituto di Medicina legale del Policlinico. Accertata la presenza di tre colpi calibro 22 andati a segno. Uno ha raggiunto Caravello alle spalle e due, esplosi di lato, sono arrivati al cuore: circostanze che fanno dubitare che Sammarco abbia sparato senza l’intenzione di uccidere. Il ragazzo, rileva il gip Giuliano Castiglia nell’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare, «durante l’interrogatorio si è lasciato spontaneamente andare ad accenni a circostanze apparsi assolutamente genuini e che, tuttavia, immediatamente dopo, accorgendosi della contraddittorietà rispetto alla generale versione dei fatti da lui offerta, ha ritirato o comunque cercato di correggere nel tentativo di adattarli alla linea generale del suo racconto».